Il settore avicolo brasiliano mostra un buon andamento quest’anno, grazie alla crescente produzione interna e alle esportazioni. Attualmente, il Brasile è il secondo produttore mondiale di pollame.
L’allevamento avicolo è storicamente considerato uno dei principali motori dell’agrobusiness nazionale brasiliano, giocando un ruolo cruciale nell’economia del Paese. In effetti, lo sviluppo dell’avicoltura in Brasile è iniziato con i colonizzatori portoghesi, che la introdussero durante il periodo coloniale. Da allora la domanda di carne di pollo è cresciuta e attualmente il Brasile è il secondo produttore mondiale, con una produzione di circa 15 milioni di tonnellate di carne avicola nel 2023, un record storico per il Paese sudamericano. I capi macellati sono stati oltre 1,5 miliardi, con le regioni meridionali che hanno contribuito per quasi il 60% della produzione totale: Paraná (34%), Santa Catarina (13%) e Rio Grande do Sul (12%).
Dal 2013 la produzione avicola brasiliana è aumentata di circa 2,5 milioni di tonnellate, raggiungendo 15 milioni di tonnellate. Anche quest’anno si registra una dinamica in crescita, nonostante l’aumento dei costi di produzione e l’incertezza geopolitica dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina. Per quanto riguarda i costi di produzione, in particolare, negli ultimi anni c’è stato un significativo aumento dei prezzi del mais e della soia sia in Brasile che nei mercati globali, tuttavia l’aumento della produttività nel settore avicolo brasiliano ha generato risparmi in termini di tempo e quantità di mangime necessari per l’aumento di peso degli animali. In passato erano necessari 105 giorni perché un pollo raggiungesse il peso di macellazione e servivano 3,5 kg di mangime per ottenere 1 kg di peso; attualmente il ciclo di crescita è di 40 giorni (riduzione del 62%) e il rapporto è di 1,6 kg di mangime per 1 kg di peso (miglioramento del 55%).
Secondo Renato Klu, country manager di Quimtia Brasil, una delle principali aziende agricole brasiliane, le prospettive per l’anno in corso sono di circa 16 milioni di tonnellate, ovvero circa il 17% in più rispetto al 2023. “I primi sei mesi dell’anno sono stati già caratterizzati da numeri impressionanti e una performance al di sopra delle aspettative”, ha dichiarato Klu, “ma con l’avvicinarsi della fine dell’anno, la tendenza è che il quarto trimestre sarà molto positivo per il consumo di carne di pollo, con alte aspettative per la catena di produzione.”
Esportazioni di carne avicola brasiliana in crescita
Nel frattempo anche le esportazioni mostrano buoni tassi di crescita quest’anno, fino al 7%-8% rispetto al 2023, quando le esportazioni erano cresciute del 6,6%, superando i 5 milioni di tonnellate, equivalenti a circa 10 miliardi di dollari in termini di valore. In generale il Brasile esporta circa il 35% della sua produzione complessiva in più di 150 Paesi, contribuendo al 38% del commercio internazionale totale. Per fare un confronto, il valore delle esportazioni brasiliane è maggiore dell’intera produzione di carne di pollo della Russia, che è comunque il quinto produttore mondiale di carne di pollo.
Secondo un recente rapporto del canale televisivo brasiliano Canal Rural, attualmente i maggiori importatori di carne di pollo brasiliana continuano a essere Cina, Emirati Arabi Uniti e Giappone. Il governo brasiliano, insieme ai produttori locali, lavora costantemente per l’apertura di nuovi mercati per la carne avicola nazionale e per espandere la presenza brasiliana in quelli esistenti. Per l’anno in corso, ad esempio, diversi impianti avicoli brasiliani hanno ricevuto i permessi necessari a iniziare le esportazioni verso Cina, Israele e altri Paesi. Secondo Luis Rua, direttore dei mercati dell’ABPA (Associazione Brasiliana della Proteina Animale), “ci sono buone prospettive per un aumento delle esportazioni grazie all’apertura di nuovi mercati e all’espansione in destinazioni già esistenti, dovuto anche al rallentamento delle esportazioni da parte di importanti concorrenti, come l’Unione Europea e il Canada. D’altra parte il consumo di carne di pollo nel mercato interno è anch’esso in crescita, il che potrebbe contribuire a una riallocazione delle forniture dall’esportazione al mercato domestico.”
Secondo le previsioni dell’USDA (United States Department of Agriculture), il Brasile rimarrà il più grande fornitore mondiale di carne avicola, con esportazioni complessive che raggiungono circa 6,8 milioni di tonnellate all’anno e con una quota di mercato che si aggira intorno al 41%.
Negli ultimi anni il Governo brasiliano ha iniziato a prestare maggiore attenzione ai problemi sanitari negli allevamenti avicoli, data la crescente diffusione dell’Influenza Aviaria, che ha richiesto ingenti investimenti in termini di biosicurezza e sorveglianza epidemiologica, in modo da garantire la salute degli animali e la sicurezza alimentare. La situazione più complessa causata dall’Influenza Aviaria è stata osservata sulla costa del Paraná, il centro nevralgico della produzione di carne di pollo in Brasile. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Ricardo Santin, presidente dell’ABPA, nonostante la circolazione del virus nel Paese e nello stato di Paraná per oltre 200 giorni, esso fortunatamente non ha avuto un impatto negativo rilevante sull’avicoltura brasiliana. “Questo è un record – ha commentato Santin – e ci distingue dal resto del mondo. Mentre molti Paesi devono fronteggiare il virus nella produzione animale e avicola, il Brasile continua a mantenere un alto livello di biosicurezza e il suo prezioso status sanitario. I nostri sistemi di biosicurezza funzionano.”
Numerosi posti di lavoro legati all’avicoltura
Secondo i dati dell’Associazione, la produzione avicola è importante anche dal punto di vista dell’occupazione: essa fornisce infatti 3,5 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti nella catena di produzione, mentre le fabbriche avicole locali impiegano più di 300.000 lavoratori. Il Valore Lordo di Produzione supera i 90 miliardi di real brasiliani.
Il consumo pro capite di questa proteina è significativo, con ogni brasiliano che ne consuma in media 45 chili all’anno, un tasso mantenuto dal 2020. Sempre secondo l’ABPA, inoltre, il consumo medio pro capite era di 10 kg nel 1986, il che significa che l’aumento è stato di oltre il 350% in 36 anni. Attualmente, la carne di pollo è il tipo di carne più consumato in Brasile, anche se, secondo alcuni analisti locali, un’ulteriore crescita del consumo potrebbe essere frenata dall’alto tasso di inflazione.
“La nostra catena di produzione ha una portata continentale”, ha concluso Ricardo Santin, “e svolge un ruolo decisivo nelle abitudini, nell’economia e nella cultura gastronomica da nord a sud. Dai campi alle fabbriche, miliardi vengono investiti in tecnologie all’avanguardia per garantire la qualità e la salubrità dei prodotti con la maggiore produttività. L’avicoltura è una delle basi alimentari del Paese e un pilastro economico per diverse regioni.”
Previsioni positive anche per le uova
Nel caso delle uova, secondo le previsioni degli analisti, il consumo pro capite dovrebbe raggiungere quasi 300 unità quest’anno, raggiungendo lo stesso livello registrato durante la pandemia. Tuttavia, nonostante una gran parte della produzione di uova sia destinata al consumo interno, le esportazioni dal Brasile hanno mostrato una dinamica positiva l’anno scorso, crescendo del 175% fino a 26.000 tonnellate. In termini di produzione, l’anno scorso la produzione di uova in Brasile è stata di 52,55 miliardi di unità, con un aumento fino all’1% rispetto al 2022 e anche quest’anno la crescita è in corso.