Negli ultimi anni, l’influenza aviaria è diventata un tema centrale per il settore avicolo e non solo. La capacità di questo virus di adattarsi, evolversi e attraversare le barriere di specie sta mettendo a dura prova non solo gli allevatori, ma anche la sanità pubblica. I recenti contributi della Dott.ssa Ilaria Capua e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ci offrono uno spaccato approfondito su questa emergenza in costante evoluzione.
Il salto di specie
L’influenza aviaria, originariamente confinata agli uccelli selvatici, ha progressivamente ampliato il suo raggio d’azione, infettando una vasta gamma di specie, dai mammiferi selvatici ai bovini da latte, fino ad arrivare, sporadicamente, all’uomo. Uccelli migratori come pellicani, pinguini e pulcinelle di mare sono diventati vettori cruciali nella diffusione del virus a livello globale. Questo fenomeno è stato amplificato dal contatto con animali domestici e da allevamento, aumentando il rischio di contaminazione in sistemi produttivi intensivi.
L’espansione del virus tra i bovini negli Stati Uniti nel 2024 rappresenta un monito significativo. Più di 500 allevamenti di bovini da latte sono stati coinvolti, con episodi di contagio umano documentati. Sebbene i sintomi nell’uomo siano stati generalmente lievi, la presenza di casi di congiuntivite e complicazioni respiratorie sottolinea la gravità del rischio potenziale.
Piano Nazionale di Sorveglianza
In Italia, la sorveglianza per l’influenza aviaria è robusta grazie al Piano Nazionale di Sorveglianza, coordinato dal Ministero della Salute con il supporto dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). Questo sistema include controlli attivi e passivi su pollame e avifauna selvatica, oltre a un monitoraggio epidemiologico sugli esseri umani attraverso la rete RespiVirNet.
Il rischio per gli operatori del settore avicolo rimane moderato. Il contatto con animali infetti, sia vivi che morti, rappresenta la principale via di esposizione. La formazione e l’adozione rigorosa di protocolli di biosicurezza sono essenziali per proteggere sia i lavoratori che gli animali.
La sfida della prevenzione e del controllo
Il controllo dell’influenza aviaria è particolarmente complesso a causa della sua diffusione tra gli uccelli selvatici, che non possono essere monitorati o trattati. L’esposizione dei bovini al virus negli Stati Uniti ha evidenziato come l’attenzione alla biosicurezza debba essere estesa anche ad altre filiere produttive. L’assenza di misure sufficienti per bloccare il contagio nei sistemi intensivi di allevamento è un campanello d’allarme per tutti gli operatori del settore.
Rischio per il consumatore e per gli animali domestici
Fortunatamente, secondo l’EFSA, non vi sono evidenze di trasmissione del virus attraverso il consumo di carne o prodotti derivati da animali infetti, grazie alle stringenti norme di sicurezza alimentare. Tuttavia, l’utilizzo sicuro degli alimenti, inclusa la cottura adeguata, rimane una pratica fondamentale per la prevenzione.
Gli animali domestici, come cani e gatti, possono essere a rischio, seppur basso, qualora entrino in contatto con uccelli infetti. Gli allevatori e gli operatori devono pertanto adottare misure preventive anche per proteggere gli animali da compagnia.
La soluzione One Health
L’approccio One Health, che integra sanità umana, veterinaria e ambientale, è fondamentale per affrontare questa crisi. La collaborazione tra istituzioni come l’ISS, l’IZSVe e i centri di ricerca internazionali rappresenta un modello virtuoso per la gestione dell’influenza aviaria e delle sue implicazioni.
Conclusioni
Per il settore avicolo, l’influenza aviaria rappresenta una sfida complessa e multidimensionale. La diffusione del virus tra le specie richiede un impegno costante nella biosicurezza, nella sorveglianza e nella prevenzione. Gli operatori devono rimanere informati e proattivi, adottando misure preventive efficaci per proteggere i loro allevamenti e contribuire alla sicurezza sanitaria globale. L’influenza aviaria non è solo una questione di sanità animale, ma una sfida che coinvolge tutti noi.
Fonti: www.iss.it