Il mondo dimenticato: l’industria della carne avicola nei Paesi meno sviluppati

Hans-Wilhelm Windhorst - L’autore è Direttore Scientifico del WING all’Università Veterinaria di Hannover e Professore Emerito all’Università di Vechta, Germania

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L’analisi si focalizza sulla produzione di carne avicola nei Paesi meno sviluppati (LLDC = Least developed countries (LLDC).

Le analisi che riguardano le dinamiche e i modelli di produzione mondiale di carne avicola di solito si concentrano sui Paesi leader in questo campo. Nel preparare un’analisi dettagliata delle dinamiche del commercio mondiale di carne avicola, l’autore ha realizzato che i Paesi meno sviluppati non erano stati presi in considerazione. In questo articolo sono invece proprio questi ultimi a essere analizzati nel dettaglio per quanto riguarda la produzione di carne avicola.

Ampio divario tra contributo alla popolazione mondiale e produzione di carne avicola

Nel 2018 sono stati prodotti in tutto il mondo 127 milioni di tonnellate di carne avicola, a cui i Paesi meno sviluppati hanno contribuito con 3,6 milioni di tonnellate, pari al 2,8%. Dai dati della Tabella 1 si può vedere che la loro quota nei principali quattro tipi di carne avicola differiva notevolmente. Mentre hanno contribuito con il 5,5% alla produzione mondiale di carne di anatra, la loro quota di carne di tacchino era solo dello 0,2%. La carne di pollo rappresentava il 92,3% della produzione complessiva di carne avicola nei Paesi meno sviluppati: ecco perché questa analisi si concentrerà su questo tipo di carne.

La Tabella 2 documenta in modo impressionante l’estremo squilibrio tra il contributo del gruppo alla popolazione mondiale e alla produzione di carne di pollo. Vale anche la pena notare che i dati relativi alla macellazione dei polli e alla produzione di carne differiscono notevolmente. Il dato vale come un’indicazione del basso peso al macello.

Scendendo a livello di continente, i dati rivelano le grandi differenze tra i contributi dati dai Paesi meno sviluppati alla popolazione, alla macellazione di pollame e alla produzione di carne di pollo nei rispettivi continenti (Tabella 3).

In Africa i Paesi meno sviluppati hanno contribuito per il 51,0% alla popolazione, ma solo per il 18,8% alla produzione di carne di pollo. In Asia invece la situazione è più equilibrata: un’analisi dettagliata a livello nazionale dimostra che alcuni Paesi asiatici hanno prodotto notevoli quantità di carne di pollo, ma il loro ruolo non è risultato evidente a causa del ruolo dominante della Cina.

In Oceania e nelle Americhe il contributo al volume di produzione dei continenti è stato trascurabile. Vale la pena notare che i Paesi meno sviluppati in Asia hanno prodotto il doppio della carne di pollo rispetto a quelli africani, anche se la relazione con la popolazione era l’opposto.

Pochi Paesi hanno un comparto di macellazione sviluppato

A livello nazionale, gli ampi divari tra i singoli Paesi meno sviluppati diventano evidenti. Tra il 2008 e il 2018 il numero di polli macellati è aumentato di 1,1 miliardi di animali; di questi, 908 milioni erano polli. L’80,7% proveniva dai dieci Paesi leader (Tabella 4).

Un confronto tra la composizione e la classifica dei Paesi nel 2008 e nel 2018 mostra come non vi sia stato nessun cambiamento nelle prime tre posizioni: il Malawi, che nel 2008 non rientrava nella lista dei primi dieci, si è classificato al quarto posto, mentre il Nepal, anch’esso assente nel 2008, si è classificato al settimo posto. Questi due Paesi hanno sostituito lo Zambia e il Senegal. La rapida crescita della macellazione della carne di pollo si riflette nei relativi tassi di crescita: in Malawi la crescita relativa è stata del 400%, in Nepal del 385%.

Lo sviluppo della Birmania è notevole. Il numero di polli macellati è aumentato di 616 milioni. La crescita complessiva dei Paesi meno sviluppati è stata del 54,8% e del 67,8% nei dieci Paesi principali. L’aumento assoluto del Malawi (72 milioni di capi) e nel Nepal (57 milioni) è stato molto più basso nonostante gli alti tassi di crescita relativi.

Nel 2008 la concentrazione regionale era già abbastanza elevata con il 79,6%. Fino al 2018 la quota dei dieci Paesi leader è aumentata solo moderatamente. La Birmania ha potuto rafforzare la sua leadership: la quota nella macellazione complessiva è cresciuta del 5,6% e ha raggiunto un valore del 45,7% nel 2018. Al secondo e al terzo posto si sono classificati Bangladesh e Yemen. Questi tre Paesi asiatici hanno contribuito insieme al 61,5% della macellazione di polli dei Paesi meno sviluppati. La quota dei Paesi africani è stata molto inferiore: solo il 15,9%.

Alta concentrazione regionale anche nella produzione di carne di pollo

Tra il 2008 e il 2018 la produzione di carne di pollo dei Paesi meno sviluppati è aumentata di 1,6 milioni di tonnellate (95,1%), nei dieci Paesi leader è aumentata di 1,4 milioni di tonnellate, pari al 97,6% (Tabella 5). Il volume di produzione è quasi raddoppiato, indicando la crescente importanza della carne di pollo come fonte di preziose proteine per l’aumento della popolazione.

L’assenza di barriere di tipo religioso al consumo di questo tipo di carne è stata un fattore importante che giustifica questa rapida crescita. La Birmania ha avuto il più alto aumento assoluto, con 944.000 tonnellate, contribuendo per quasi due terzi alla crescita totale dei Paesi meno sviluppati. Analogamente a quanto visto per le dinamiche nella produzione di uova, gli investimenti realizzati dal Thai CP Group aiutano a spiegare questa dinamica. In Malawi il volume di produzione è cresciuto di 172.000 tonnellate, ovvero di ben dieci volte. Questa straordinaria crescita è il risultato di una singola società (Incubators Malawi), che ha installato piccoli incubatoi in varie parti del Paesi, dove sono nati pulcini di razze ibride, venduti a piccoli agricoltori che producevano carne di pollo per la popolazione rurale (Ralte 2017). La Birmania ha potuto aumentare il proprio contributo al volume di produzione dei Paesi meno sviluppati del 6,0% e nel 2018 ha contribuito per il 52,0% al volume di produzione totale del gruppo.

La quota del Malawi è cresciuta dall’1,1% del 2008 al 5,7% del 2018. I tassi di crescita relativi sono stati elevati in Mozambico (352,6%), in Sudan (159,2%) e in Birmania (102,3%). Un confronto tra la composizione e la classifica dei Paesi nel 2008 e nel 2018 rivela alcuni cambiamenti interessanti. La Birmania e il Bangladesh occupano ancora le prime due posizioni seguite dal Malawi; il Mozambico e il Sudan hanno sostituito Mali e Zambia. La concentrazione regionale della produzione di carne di pollo nei Paesi meno sviluppati è aumentata dall’82,0% all’83,1%.

Grandi differenze nel peso alla macellazione

Un confronto dei pesi di macellazione nei Paesi meno sviluppati mostra notevoli differenze (Tabella 6). Il peso medio di macellazione è stato di 1,0 kg. Il valore più alto è stato raggiunto dal Malawi con 2,0 kg, mentre dieci anni prima era solo di 0,8 kg. Il successo ottenuto da Incubators Malawi è lampante.

Un peso di macellazione superiore alla media lo hanno ottenuto il Madagascar e il Mozambico con 1,7 kg. La Birmania ha raggiunto 1,3 kg, mentre dieci anni prima era stato solo di 1,0 kg. Molto bassi sono stati i pesi di macellazione registrati in Etiopia, Burkina Faso, Mali e Nepal con 0,8 kg e in Bangladesh con solo 0,7 kg.

Nel valutare i dati, si deve considerare che nella maggior parte dei casi sono basati su stime della FAO. La banca dati della FAO non distingue la macellazione tra polli da carne, galline a doppio uso o galline a fine carriera. Per questo motivo i dati presentati possono servire solo come approssimazione per quanto riguarda le differenze nei sistemi di produzione degli allevamenti domestici e la crescita delle linee ibride dei polli da carne.

Bibliografia e letture di approfondimento

Database FAO: www.faostat.org.
Ralte, R.: Made in Malawi Incubators Boost Poultry Industry. In: The Poultry Site, November 1st, 2017. https://thepoultrysite.com/news/2017/11.
Windhorst, H.-W.: The forgotten world. Part 1: The egg industry in the least developed countries. In: Zootecnica international 43 (2021), no. 2.