Il mercato italiano delle uova tra il 2019 e i primi mesi del 2020

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La produzione italiana di uova nel 2019 si attesta su oltre 12,3 miliardi di uova, pari a circa 773mila tonnellate di prodotto. È questo uno dei dati emersi dalla fotografia dell’andamento del settore uova nel 2019 scattata da Ismea nel suo ultimo report di mercato, che analizza anche gli effetti del lockdown sulla vendita di uova in Italia.

La produzione italiana nel 2019 si attesta su oltre 12,3 miliardi di uova, per un corrispondente di poco inferiore a 1 miliardo di euro per la sola parte agricola, mentre il fatturato delle vendite per lavorazione e trasformazione del prodotto finito aggiunge altri 1,5 miliardi di euro di volume di affari del comparto. Sono questi alcuni dei dati emersi nell’ultima indagine condotta da Ismea.

La produzione italiana

La produzione in Italia è garantita da 39,8 milioni di galline ovaiole accasate in oltre 2.300 allevamenti di cui 1.300 di grandi dimensioni, con più di 1.000 capi. La produzione si concentra soprattutto al Nord (in Veneto e Lombardia si trova quasi il 48% delle consistenze nazionali), segue l’Emilia-Romagna con il 16%. Al Sud invece è la Sicilia a rappresentare il polo di riferimento con il 6% della produzione nazionale, mentre al Centro la prima regione produttrice è il Lazio con il 5% dei capi allevati.

Le scelte dei consumatori

Il 47% dei capi in deposizione è allevato “a terra”, il 45% in allevamenti con “gabbie arricchite”, il 3% in allevamenti all’aperto e il 5% in allevamenti biologici (Tabella 1). Da quando nel 2012 la normativa europea ha abolito gli allevamenti in batteria, la produzione si è indirizzata verso contesti in cui lo spazio a disposizione dei capi allevati è superiore a quello precedente, nel rispetto di requisiti minimi: si parla in tal caso di gabbie arricchite.

Il settore delle uova è uno di quelli in cui il fattore etico sta modificando in maniera più tangibile i comportamenti d’acquisto dei consumatori. Infatti, è sempre più ampia la quota di acquirenti che, nelle proprie scelte, si dimostra attento al rispetto delle condizioni di vita degli animali. Un caso emblematico è proprio quello che riguarda le uova provenienti dalle galline allevate nelle gabbie arricchite: il loro consumo sta evidenziando negli ultimi anni un declino inarrestabile. Diverse insegne della grande distribuzione hanno deciso di assecondare la sensibilità di molti dei propri clienti, interrompendo o diminuendo drasticamente la commercializzazione di questa tipologia di uova, riservando invece la parte preponderante – talvolta esclusiva – dell’assortimento a quelle prodotte da galline allevate a terra.

Nel 2019 questo trend di vendita risulta ancora più accentuato. Le uova da allevamento a terra, al momento, detengono la quota principale (56%) e anche la più dinamica, incrementando i volumi del 25% rispetto al 2018. I consumatori mostrano sempre più interesse per le produzioni considerate a più alto valore etico-salutare: le uova provenienti da allevamenti all’aperto — pur rappresentando ancora una piccola fetta nella distribuzione moderna (solo il 3%) — hanno registrato nel 2019 incrementi del 3% rispetto al 2018. Le uova certificate biologiche conquistano il 10% dei volumi venduti, mostrando incrementi del 11% rispetto al 2018; mentre per le uova provenienti da allevamenti in gabbie arricchite (che rappresentano ancora il 31% dell’offerta al consumo) si è registrata una flessione delle vendite in volume del 25%.

Gli italiani consumano più di 200 uova all’anno

Il consumo nazionale annuo di uova è pari a 13 Kg pro capite corrispondente a circa 207 uova all’anno, fra consumo diretto e indiretto, considerato che il 40% del prodotto è utilizzato nell’industria alimentare sotto forma di ovo-prodotti.

L’Italia è sostanzialmente autosufficiente nella produzione di uova: ne produce infatti un quantitativo adeguato a coprire l’intero fabbisogno nazionale. Esiste comunque una quota di scambi con l’estero sia in entrata che in uscita: si tratta per lo più di prodotti destinati all’industria di trasformazione.

Nel 2019 il valore delle vendite di uova nei canali della Distribuzione Moderna (iper, super, liberi servizi e discount) si avvicina agli 800 milioni di euro, segnando un nuovo lieve incremento rispetto al fatturato del 2018 (+0,5%), malgrado un ridimensionamento dei prezzi medi. Crescono in maniera consistente i volumi venduti (+2,5%), che hanno superato la quota di 3,5 miliardi di uova.

I prezzi al consumo delle uova restano nel corso degli ultimi tre anni sostanzialmente stabili, con il differenziale tra il prodotto biologico e il convenzionale da allevamento in gabbia pari a +119%.

Effetti del confinamento sulle vendite del 2020

Se il 2020 sembra destinato a essere un anno di grandi incognite per molte filiere, il comparto delle uova è di certo uno di quelli che meglio uscirà dalla crisi: nei primi quattro mesi del 2020, infatti, sono stati registrati risultati positivi in termini di vendite, tra i migliori degli ultimi anni.

Tanti sono i punti di forza che hanno avvantaggiato questa filiera rispetto alle altre, innanzitutto il fatto di essere da sempre un prodotto di alto valore nutritivo e di basso costo, e quindi accessibile a tutti anche in periodi di ristrettezze economiche. Le uova sono riconosciute come un alimento sano ed equilibrato e in questo periodo, in cui l’attenzione alla salute è diventata una priorità, sono state particolarmente apprezzate (un uovo medio contiene solo 78 kcal, ma il suo contenuto proteico elevato è pari a 6,5 grammi, ovvero il 13% del fabbisogno giornaliero di un adulto).

Le uova, inoltre, costituiscono un alimento proveniente da un sistema produttivo autosufficiente, non scontano pertanto le problematiche legate alla dipendenza da altri mercati, condizione questa rivelatasi particolarmente importante in periodi di emergenza sanitaria e limitazione agli spostamenti. Essendo molto limitati i flussi commerciali, sta risentendo in maniera marginale anche di eventuali rallentamenti della domanda proveniente dall’estero, che ha invece colpito duramente una fetta importante del Made in Italy.

Last but not least, la facile e lunga conservabilità delle uova e la riscoperta della cucina da parte delle famiglie italiane durante il periodo di forzata permanenza in casa sono stati elementi determinanti per orientare il mercato. Nelle settimane di restrizioni per il contenimento della diffusione del Covid-19 gli acquisti domestici hanno avuto una spinta propulsiva che ha portato la spesa ai livelli più alti degli ultimi anni, superando in alcune settimane persino i picchi che generalmente si raggiungono in prossimità delle festività pasquali.

Prezzi stabili, gli operatori sono fiduciosi

I prezzi al consumo delle uova nel corso degli ultimi tre anni sono rimasti sostanzialmente stabili, con il differenziale tra il prodotto biologico e il convenzionale da allevamento in gabbia pari a +119%. Diversa, invece, la situazione nei centri di imballaggio, dove dopo un 2019 in cui i prezzi delle uova si sono attestati su livelli inferiori a quelli del 2018 e un inizio 2020 non entusiasmante, i prezzi delle uova di categoria “M” hanno registrato un netto recupero nel mese di marzo 2020, protrattosi per tutto il mese di aprile; in questo periodo il livello dei prezzi è stato superiore a quello dei due precedenti anni.

Per il futuro gli operatori del settore si dichiarano fiduciosi. La riapertura di tutte le attività dovrebbe portare a un nuovo riassetto dei consumi domestici e un ritorno alla normalità anche sul fronte della domanda, ma le importanti dismissioni effettuate negli scorsi mesi comporteranno un ridimensionamento dell’offerta, che dovrebbe mantenere in equilibrio il mercato sul fronte delle quotazioni.