La zootecnia italiana incide solo per il 5,6% delle emissioni

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Negli ultimi 28 anni l’agricoltura italiana ha ridotto le sue emissioni del 13% e, stando ai dati 2018, la zootecnia incide solo per il 5,6% sul totale delle emissioni prodotte dal nostro Paese.

Tra le varie categorie animali quella degli avicoli pesa solo per il 3,3% sul totale delle emissioni zootecniche. Sono questi alcuni dei dati presentati dall’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha tracciato il quadro nazionale delle emissioni in atmosfera attraverso due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020, presentati dall’agenzia con il quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra e degli inquinanti atmosferici dal 1990 al 2018.

L’Ispra ha dunque certificato che tutta l’agricoltura del nostro Paese impatta solo per il 7,1% sulle emissioni nazionali, mentre i settori che incidono maggiormente sono quello quello dell’energia (industrie energetiche, residenziali e servizi, industria manifatturiera) per il 56,1%, dei trasporti per il 24,4%, i processi industriali 8,1% e i rifiuti 4,3% (dati 2018).

Nel focus specifico dedicato alle emissioni del settore agricolo e zootecnico l’Ispra ha inoltre riconosciuto gli ottimi i risultati ottenuti da tutto il comparto agricolo italiano nella riduzione delle emissioni che dal 1990 al 2018 hanno fatto segnare il -13%. Di queste, ossia delle emissioni complessive agricole, solo il 5,6% è riferibile alla zootecnia, mentre il restante 1,5% alle coltivazioni di prodotti non destinati all’alimentazione zootecnica. Andando ad analizzare il peso per categoria animale sulle emissioni della zootecnia si rileva che il settore avicolo pesa solo il 3,3% del totale, a fronte del 68,7% prodotto da vacche da latte e altri bovini, dal 12% dei suini, 8,5% degli ovini, 4,5% bufalini, 1,5% equini, 0,6% conigli.

Le emissioni di ammoniaca dal settore agricoltura dal 1990 ad oggi sono diminuite del 23% (pari a 345.000 tonnellate di NH3 nel 2018) e l’80% deriva dal settore zootecnico, in particolare dalle categorie bovini e suini, e riguarda in particolare le fasi di gestione delle deiezioni nei ricoveri, negli stoccaggi e le fasi di spandimento al suolo.

Fonte: Unaitalia