
In Italia si pescano ogni anno varie tonnellate di ricci di mare, ma solo le gonadi vengono utilizzate, mentre il resto, ricco di carbonato di calcio, viene scartato. Uno studio dell’Università degli Studi di Milano ha valutato il potenziale di questi residui come fonte alternativa di calcio nella dieta di galline ovaiole. I risultati dimostrano che l’inclusione di calcio derivante dai ricci di mare non compromette né la produzione né la qualità delle uova, migliorando alcuni parametri di benessere animale. Un approccio promettente per una zootecnia più sostenibile e circolare.
Introduzione
Nel Mar Mediterraneo ogni anno vengono raccolte tra le 3.000 e le 3.500 tonnellate di ricci di mare della specie Paracentrotus lividus per il consumo alimentare (FAO, 2017; Stefansson et al., 2017). L’Italia è il principale consumatore a livello europeo, con circa 30 milioni di esemplari prelevati annualmente in natura (Guala et al., 2018). Tuttavia, vengono consumate solo le gonadi, che rappresentano circa il 10–30% del peso totale dell’animale, mentre la parte restante, costituita principalmente dallo scheletro (teca e spine), viene scartata (Marzorati et al., 2021). Come evidenziato da alcuni ricercatori, questo tipo di smaltimento non è né sostenibile dal punto di vista ambientale, né economicamente vantaggioso (Garau et al., 2012). Considerando che le teche e le spine dei ricci di mare contengono elevate quantità di minerali, essendo costituite da carbonato di calcio sotto forma di calcite con una significativa percentuale di carbonato di magnesio (Varkoulis et al., 2020), è possibile ipotizzarne l’inclusione in formulazioni alternative per galline ovaiole, che necessitano di elevate quantità di questi minerali per la produzione delle uova. Il calcio è infatti uno dei minerali più importanti nella dieta delle galline, in quanto essenziale per il metabolismo, lo sviluppo osseo e la formazione del guscio, che è a sua volta costituito per il 94–97% da carbonato di calcio organizzato in cristalli di calcite (Kristl et al., 2019). Il magnesio, presente nel guscio sotto forma di carbonato di magnesio, è il secondo minerale più abbondante, essenziale per la resistenza e lo spessore del guscio (Kim et al., 2013). Normalmente, la principale fonte di calcio nei mangimi è di origine non biogenica, proveniente da rocce calcaree, ma la sua biodisponibilità e la sua digeribilità sono variabili (Cufadar et al., 2011). Al contrario, negli ultimi anni, i minerali di origine biogenica si sono dimostrati più biodisponibili e utilizzabili a dosi inferiori, in quanto vengono assorbiti e trattenuti più efficacemente dagli animali, con una conseguente riduzione dell’escrezione minerale in ambiente (Webster et al., 2004).
Studio sperimentale
Seguendo il concetto di economia circolare, per cui uno scarto ritorna a essere una risorsa, alcuni ricercatori dell’Università degli studi di Milano hanno valutato l’utilizzo del calcio proveniente dai ricci di mare nella dieta di galline ovaiole, in sostituzione al calcio di origine calcarea. Per lo studio sono stati raccolti 400 kg di scarti da piccole imprese di trasformazione e ristoranti situati in Sardegna, Sicilia e Puglia. Dopo un trattamento termico a 80 °C per 30 minuti con successiva macinazione, il composto è stato incluso nei pellet per galline, che rappresenteranno il gruppo trattato. Inoltre, è stata fatta una dieta commerciale isonutritiva per il gruppo controllo. Le due formulazioni ottenute contenevano livelli simili di calcio (≈ 3,9%), come riportato dalle Tabelle 1 e 2.

Lo studio ha coinvolto 128 galline Hy-Line Brown, allevate dalla 19° alla 52° settimana di vita, nelle quali sono stati valutati parametri produttivi, qualità delle uova e benessere animale. I due gruppi non hanno mostrato differenze significative nella produzione e nella dimensione delle uova (categoria M), tuttavia le galline che ricevevano il calcio derivante dal riccio di mare hanno registrato una percentuale inferiore di uova di scarto (2,10% contro 2,38%), suggerendo un effetto positivo del calcio di origine biogenica. Inoltre, le uova prodotte dal gruppo trattato presentavano gusci più spessi (media: 0,38 mm vs 0,36 mm), come riportato nel grafico della Figura 1.

Nonostante lo spessore maggiore, la resistenza alla rottura e l’ultrastruttura del guscio non differivano tra i due gruppi. L’assenza di differenze rappresenta un ottimo risultato per la natura dello studio, in quanto indica la possibile sostituzione del calcio derivante dalle rocce calcaree con quello derivante dalle teche e dalle spine dei ricci di mare. È stato valutato anche il benessere animale attraverso il protocollo Welfare Quality®, in quanto una carenza o uno squilibrio minerale della dieta può condurre alla diffusione del feather pecking, fenomeno con eziologia multifattoriale per cui vengono beccate le piume dei compagni fino a giungere, in alcuni casi, al cannibalismo (Dixon, 2008). In questo studio, le galline che ricevevano la dieta contenente il riccio di mare hanno evidenziato un minore numero di lesioni alla testa, dorso e coda, soprattutto nella fase finale del ciclo. Anche le condizioni dei cuscinetti plantari sono risultate migliori nel gruppo trattato. Inoltre, per controllare il corretto utilizzo del calcio proveniente dalla dieta, e non dalla mobilizzazione ossea, sono state valutate la deviazione dello sterno secondo le linee guida del protocollo Welfare Quality® e la resistenza alla rottura della tibia, l’osso con la porzione più significativa di tessuto osseo midollare, da cui il calcio viene sequestrato per la formazione del guscio, se carente nella dieta o non disponibile (Bryden et al., 2021). Nessuna differenza significativa è stata riscontrata tra i due gruppi sperimentali, indicando un corretto assorbimento e utilizzo del calcio proveniente dai ricci di mare.
Conclusioni
Il recupero e la valorizzazione degli scarti di ricci di mare come fonte di calcio per l’alimentazione di galline ovaiole rappresenta una visione più moderna e sostenibile della zootecnia italiana. I risultati ottenuti in questo studio mostrano che la sostituzione del calcio derivante da rocce calcaree con calcio derivante da scarti di ricci di mare non compromette il benessere degli animali, né la produzione, né la qualità delle uova, ma ne migliora alcuni parametri. L’assenza di differenze tra i due gruppi di studio sottolinea una conferma di un’eventuale possibile sostituzione, anche se ulteriori studi e valutazioni sono necessari per validare questi risultati in differenti condizioni di allevamento e per valutarne l’efficacia a lungo termine su cicli produttivi più lunghi. Tuttavia, questa ricerca apre la strada alla possibilità concreta di sviluppare una filiera di nicchia, più sostenibile, che trasforma uno scarto della pesca in una risorsa funzionale per l’allevamento avicolo.
Bibliografia
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