
Attivata la zona di protezione, abbattuti tutti i capi. Gli allevatori chiedono chiarezza sul piano nazionale e tempi certi per gli indennizzi
Con l’arrivo dell’autunno, si registra in Friuli Venezia Giulia il primo focolaio stagionale di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). Il virus è stato identificato in un allevamento di polli broiler nel comune di Povoletto, in provincia di Udine. L’allerta è immediatamente scattata su tutto il territorio, con il rapido intervento dell’unità di crisi regionale e l’attivazione delle misure previste dal piano sanitario.
Misure immediate: abbattimenti e sanificazione
Come previsto dal protocollo, tutti i capi presenti nello stabilimento sono stati abbattuti e le carcasse distrutte presso centri autorizzati. L’allevamento è stato posto sotto sequestro sanitario e resterà chiuso fino al completamento delle operazioni di sanificazione, secondo quanto disposto dalla Direzione centrale salute della Regione.
L’intervento tempestivo delle autorità sanitarie – in coordinamento con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale – ha permesso di contenere rapidamente il rischio di diffusione. Tuttavia, la notizia ha immediatamente riacceso le preoccupazioni tra gli operatori della filiera, anche alla luce delle 25 infezioni registrate in regione nella scorsa stagione, che avevano comportato abbattimenti di milioni di capi e l’istituzione di zone di ulteriore restrizione (ZUR).
Zone di protezione e sorveglianza fino a Udine
Con una nuova ordinanza regionale, è stata estesa la zona di protezione ai comuni limitrofi di Faedis e Remanzacco, dove è in corso il censimento di tutti gli allevamenti e sono state introdotte restrizioni alla movimentazione di animali. L’area di sorveglianza si estende fino al capoluogo Udine, con ulteriori controlli sanitari e l’obbligo per gli allevatori familiari di tenere il pollame al chiuso, per evitare ogni possibile contatto con l’avifauna selvatica.
Philip Thurn Valsassina, presidente di Confagricoltura Udine, ha dichiarato:
“Il timore è che possano emergere altri focolai nella regione. Il virus, trasportato dagli uccelli migratori, non rappresenta un pericolo per l’uomo, ma può avere conseguenze economiche drammatiche per le aziende agricole”.
Allevatori in attesa del Piano strategico nazionale
Il caso di Povoletto riaccende anche il dibattito sulle misure strutturali di contrasto all’HPAI, in attesa dell’adozione ufficiale del Piano strategico nazionale, il cui testo definitivo non è ancora stato pubblicato. Alcune bozze circolate informalmente suggeriscono l’ipotesi di fermare preventivamente gli accasamenti in zone ad alta densità avicola, in particolare per le linee genetiche più sensibili, come i tacchini.
“Se questa misura sarà accompagnata da un indennizzo immediato – sottolinea Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura Verona – potrebbe rappresentare un passo avanti. Tuttavia, è indispensabile avere certezze normative e risposte rapide”.
Gli allevatori lamentano anche il ritardo nei pagamenti degli indennizzi relativi agli abbattimenti del 2022, che stanno mettendo a dura prova la tenuta economica di molte aziende del settore.
Il focolaio friulano è un campanello d’allarme che conferma come il virus continui a circolare a bassa intensità nei selvatici, pronto a riattivarsi con l’arrivo dei primi freddi. Il settore attende con urgenza misure chiare, tempi certi e strumenti di compensazione economica rapidi, per garantire la sostenibilità di un comparto strategico come quello avicolo.