Prevenzione sanitaria con le onde elettromagnetiche: una soluzione tecnologica contro l’influenza aviaria

Daria Domenici, giornalista

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L’azienda biotecnologica italiana e4life ha lanciato sul mercato e4life Farm, dispositivi che sfruttano le onde elettromagnetiche per inattivare il virus dell’influenza aviaria all’interno dei capannoni avicoli con un’efficacia del 95%. L’innovativa tecnologia è disponibile anche nei dispositivi per uso umano, efficaci su influenza stagionale, RSV e Covid-19, compresa la variante KP3. Abbiamo parlato di questo innovativo approccio con il CEO Vincenzo Pompa.

Elettronica, azienda italiana che possiede il 51% di e4life, opera nel settore della difesa, producendo armi di difesa elettronica. Come siete arrivati a occuparvi di protezione dai virus respiratori?

Vincenzo Pompa – Tutto è nato nel periodo della pandemia, quando su Nature Scientific Report è stato pubblicato da un’équipe medica di Taiwan un articolo nel quale si affermava che i virus respiratori presenti nell’aria possono essere impattati morfologicamente dai campi elettromagnetici.

Poiché la gestione di campi elettromagnetici è proprio il core business di Elettronica, ci siamo messi al lavoro per cercare di capire se era possibile spingersi oltre rispetto alle evidenze dell’articolo pubblicato su Nature: siamo così riusciti a formulare un modello scientifico in base al quale con una specifica potenza si poteva creare un fenomeno di risonanza nei confronti del virus. In sostanza, sottoponendo il virus a onde elettromagnetiche generate secondo parametri specifici, si innesca un movimento oscillatorio che si autoalimenta dando vita a un fenomeno di “risonanza” che distrugge il capside, l’involucro esterno del virus.  A questo punto le proteine spike non hanno più un terreno al quale ancorarsi in modo saldo e non possono più fungere da uncini per entrare all’interno delle cellule bersaglio. In questo modo si inibisce, di fatto, il potere patogeno e la capacità di trasmissione del virus stesso.

Dal modello ingegneristico alla pratica: quali passi sono stati compiuti per arrivare a creare un dispositivo efficace?

Vincenzo Pompa, CEO, e4life

V.P. – Una volta stabilito che il principio della risonanza poteva essere applicato per la prima volta alla sanificazione dell’aria, siamo passati alla sperimentazione. Elettronica aveva contatti con il Dipartimento scientifico del Policlinico Militare di Roma, dove sono stati effettuati i primi test in liquido, perché il laboratorio non disponeva di un aerosolizzatore. I test in liquido hanno dato come risultato circa il 60% di inattivazione, che era un risultato promettente, dato che i liquidi assorbono l’energia delle onde, riducendone l’efficacia. Forti di questi risultati abbiamo cercato un partner privato che potesse supportare la ricerca: lo abbiamo trovato nell’azienda farmaceutica americana ViroStatics, presso i cui laboratori di Alghero abbiamo condotto i test in aerosol sul Covid-19 e sulle sue varianti, ottenendo un tasso di inattivazione intorno al 90%. A quel punto abbiamo iniziato un percorso di accertamento della scientificità dei protocolli utilizzati. Presso l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche della prof.ssa Biasin, abbiamo fatto validare il processo replicando i test fatti ad Alghero e abbiamo ottenuto il 100% di replicabilità con gli stessi valori di inattivazione. Non contenti, abbiamo di nuovo replicato i test presso l’Università di Genova con il prof. Alberto Izzotti, docente di Igiene, ottenendo risultati uguali ai precedenti, se non addirittura migliori. Nel corso di queste prove abbiamo esteso l’ambito di efficacia passando dal virus SARS-Cov-2 a quello dell’influenza stagionale umana e poi al virus respiratorio sinciziale.

Dalla protezione della salute umana a quello della salute animale il passo è stato breve.

V.P. – Con tassi di efficacia sul virus dell’influenza umana superiori al 95%, ci siamo spostati all’ambito animale e abbiamo effettuato i test con il virus dell’influenza aviaria e con quello che provoca la febbre suina. Per entrambi abbiamo ottenuto un’efficacia di inattivazione superiore al 90% (più precisamente: 95% per l’aviaria, 90% per la febbre suina). Dopo e4life Human è nato così e4life Farm, specificamente pensato per aziende che allevano polli, tacchini e suini.

Come funziona e4life Farm e quali sono i suoi punti di forza rispetto a sistemi più tradizionali?

V.P. – Il dispositivo e4life Farm è stato progettato appositamente per i capannoni avicoli, ha un grado di protezione IP65, che garantisce una protezione completa da umidità, liquidi, polveri. È stato studiato per essere installato a soffitto e per lavorare a livello del terreno. Ogni dispositivo copre circa 50-60 mq. La forza del dispositivo sta nella sua capacità di essere sempre aggiornato: ogni apparecchio può emettere diverse frequenze, non in parallelo ma in serie, per cui ogni volta che, grazie alla ricerca, individuiamo una nuova accoppiata frequenza-potenza efficace su un virus specifico, questa può essere caricata da remoto sui dispositivi già in funzione. E questo vale tanto per i dispositivi per uso umano che per quelli studiati per uso animale.

Le onde elettromagnetiche a bassa frequenza sono assolutamente innocue sia per l’uomo che per l’animale. Per fare un esempio, il dispositivo e4life Personal, realizzato per essere indossato dall’uomo, è certificato CE e SAR. La certificazione SAR è una certificazione che devono avere tutti gli apparati elettronici e che indica la distanza consigliata a cui tenere l’apparecchio rispetto all’organismo umano. Basti pensare che i comuni smartphone sono SAR 30 cm, mentre il nostro dispositivo è certificato SAR 0 cm.

Se poi si considera una durata stimata dei dispositivi di almeno 10 anni, che consumano poca energia, non utilizzano prodotti chimici e non necessitano di filtri o altre parti da sostituire, si può dire che una volta installati sono apparecchi che lavorano in continuo, sanificando sia l’aria che le superfici (per queste ultime l’efficacia è più bassa, ma si parla comunque del 75% di inattivazione dei virus). La sanificazione inoltre è immediata: a differenza dei filtri HEPA, che vanno sostituiti con una certa frequenza e che per essere efficaci hanno bisogno di essere accesi a lungo, le onde elettromagnetiche viaggiano alla velocità della luce. L’installazione è semplice: e4life Farm è adatto a qualsiasi allevamento, con un sopralluogo siamo in grado di posizionare i dispositivi in modo da ampliarne il più possibile l’efficacia, tenendo anche conto delle eventuali strutture in metallo all’interno dei capannoni, che impattano sulla frequenza delle onde.

L’approccio One health sembra adattarsi perfettamente a e4life.

V.P. – Il primo dispositivo è nato per combattere il Covid, poi abbiamo pensato al benessere umano e infine a quello animale. Quando abbiamo iniziato ad esplorare il settore animale, ci siamo resi conto che agire su questo fronte significa indirettamente proteggere anche l’uomo. Recentemente abbiamo incontrato una patologa vegetale dell’Università di Torino. Anche le piante sono attaccate da virus, batteri e funghi: questi ultimi circolano tramite spore, la cui membrana esterna potrebbe risuonare proprio come quella dei virus. Se riuscissimo a proteggere l’ambiente vegetale in strutture chiuse come le serre, avremmo veramente una copertura che investe il mondo vegetale, quello animale e quello umano, raggiungendo l’obiettivo di un benessere trasversale.

Nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia per la prevenzione sanitaria siete supportati da un Advisory Board del quale fanno parte studiosi di chiara fama.

V.P. – La credibilità della società è supportata non solo da articoli e report scientifici (la tecnologia è stata inserita nelle prassi di sanificazione indoor emesse dall’ISS e soprattutto è stata citata e valutata positivamente nell’ultimo rapporto del Joint Research Centre – JRC della Commissione Europea, che fornisce un supporto scientifico all’UE nella definizione di future linee guida con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita), ma anche da un Advisory Board scientifico di altissimo livello. Ne fanno parte il prof. Silvio Brusaferro, Professore presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine ed ex presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, e il prof. Gaetano Privitera, Professore Emerito di Igiene dell’Università di Pisa, nonché esperto presso organizzazioni nazionali e internazionali: entrambi svolgono un ruolo cruciale nell’indirizzare la ricerca scientifica, individuando nuovi sviluppi tecnologici e proponendo innovazioni per la prevenzione sanitaria.

Quali sono gli obiettivi per il futuro?

V.P. – Attualmente stiamo affrontando alcune importantissime sfide. Una è quella della peste suina: stiamo collaborando con l’Istituto di Zootecnia Sperimentale di Perugia, l’unico in Italia a trattare il virus della PSA, dove abbiamo già fatto i test sia in liquido che in aerosol. Se i risultati, che sono attesi entro fine marzo, ci dicessero che le onde elettromagnetiche riescono ad essere efficaci anche contro la peste suina, sarebbe un grandissimo aiuto per contenere il fenomeno.

Un’altra sfida si gioca sui batteri: in collaborazione con il prof. Andrea Piana dell’Università di Sassari abbiamo già fatto i test sia in liquido che in aerosol e siamo passati a quelli sulle superfici, ottenendo ottimi risultati. Non rimane che affinare l’accoppiata frequenza-potenza, perché per adesso in laboratorio abbiamo utilizzati i dispositivi alla massima potenza, non compatibile con la presenza umana, e quindi dobbiamo ridurre progressivamente la potenza per individuare il limite di efficacia desiderato rispetto alla potenza e alla convivenza con esseri umani e animali.

Infine, in futuro ci attende una sfida ancora più importante, che riguarda l’eventuale efficacia delle onde elettromagnetiche nei confronti della tubercolosi, malattia che ancora affligge un terzo della popolazione mondiale.

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