
Si è svolto a fine febbraio presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell’Università degli Studi di Milano il LIX Convegno annuale dell’Associazione Scientifica di Avicoltura, Sezione Italiana della World’s Poultry Science Association. Il tema centrale della giornata era dedicato allo stato dell’arte dei genotipi a medio-lenta crescita presenti sul mercato e alle diverse variabili connesse all’allevamento di questi ibridi.
Gli argomenti trattati nel corso della giornata hanno sottolineato l’importanza di una raccolta dati precisa e oggettiva, ponendo l’uditore di fronte alle criticità di questa sfida, quanto più attuale che futura.
Il primo intervento del dott. Ilias Kyriazakis (Queen’s University, Belfast, UK) ha descritto il tema dell’impatto ambientale dell’allevamento del broiler: rispetto ad altre specie quest’ultimo si presenta come il più efficiente e sostenibile, a livello globale, prendendo come riferimento l’impronta di carbonio (Global Warming Potential, GWP). Kyriazakis ha messo in evidenza come diverse preoccupazioni sono emerse riguardo al rapporto tra l’efficienza di queste genetiche e il benessere animale (EFSA, 2023), tanto che diverse raccomandazioni EFSA si sono occupate dell’impatto potenziale, oltre che sull’allevamento del pollo da carne, sull’ambiente stesso. Tramite grafici di dati raccolti da studi sul campo è stato sottolineato come esistano diverse variabili che mettono in relazione l’impatto ambientale con il miglioramento del benessere animale e l’adozione di genotipi a medio-lento accrescimento: l’efficienza dei sistemi d’allevamento, il ciclo di vita a partire dai gruppi di riproduttori, le formulazioni e i fabbisogni nutrizionali diversi a seconda dei genotipi adottati e, non ultima, la relazione tra l’impronta di carbonio e la densità d’allevamento.
Con l’intervento di Nadia Khaldoune (AVEC, Belgio) il focus si è spostato sui costi e sulle implicazioni dell’adozione dei genotipi a medio-lento accrescimento: secondo il rapporto ADAS l’utilizzo di questi ibridi avrebbe un impatto del +37,5% sui costi di produzione per kg carne prodotta, -44% annuale di carne prodotta per metro quadrato, un aumento dello spazio utilizzato per l’allevamento (dovuto alle densità ridotte) con relativo investimento per la costruzione di nuove strutture, aumenti rispettivamente del +34,5% e del +34,4% di acqua e mangime per kg di carne prodotta e, infine, un aumento del +24,4% delle emissioni ambientali per kg di carne. Tutto ciò andrebbe a influire sull’importazione del prodotto, con una tendenza all’aumento. Sempre secondo il report, i consumi di carne di pollo tenderanno ad aumentare di oltre il 5% entro il 2035 e solo il 14% della popolazione in studio sarebbe disposta a pagare più del 10% il prodotto finale.
Rossella Pedicone, Vicedirettrice e Responsabile dell’Area Tecnico-sanitaria e disciplinare Unaitalia, e Antonella Domenici, Policy Officer Area tecnico-sanitaria di Unaitalia, hanno descritto nel dettaglio l’iter autorizzativo dei genotipi a lenta crescita in Italia, ponendo l’attenzione sul ruolo del disciplinare Unaitalia, come garanzia per il consumatore e per le aziende del settore e quale modello di supporto flessibile e versatile.
A rappresentare graficamente, le prospettive a livello di mercato, attuali e future, dei genotipi a medio-lento accrescimento, passando poi a sfide tecniche/tecnologiche nuove ed emergenti è Lorenzo Rossi, General Manager Aviagen Italia/Grecia/Cipro. Quello che si evince dalla relazione è che, attualmente, la quota di mercato di queste genetiche in Europa rappresenta il 6-8% del totale: la tendenza, al momento, rimane statica, principalmente a causa dell’attuale clima economico. La Francia, inoltre, risulta il maggior importatore/produttore in EU di prodotti derivanti da genotipi a crescita medio-lenta. Si è poi discusso di sfide tecniche emergenti, a diversi livelli: riproduttori, polli, rischi sanitari, impatto ambientale; questi nuovi genotipi andranno ad affiancare le razze convenzionali, senza sostituirle, con una metodica di selezione genetica alla pari.
Nel pomeriggio James Bentley (Hubbard Breeders, UK) ha descritto lo status del Regno Unito riguardo al BCC (Better Chicken Commitment) e all’utilizzo di genotipi a medio-lento accrescimento, con uno sguardo all’impatto e alla sostenibilità, mentre Bianca Furlotti (CIWF) ha focalizzato l’attenzione sull’impiego dei medesimi genotipi secondo gli standard ECC (European Chicken Commitment), valutandone pro e contro, passando poi a parlare di strategie volte a mitigarne l’impatto durante la transizione.
Sono infine intervenuti Luigi D’Orsi del Gruppo Amadori, che ha presentato il progetto del Campese, descrivendone nei dettagli la storia, la gestione tecnica/d’allevamento e la sua posizione nel panorama avicolo e di mercato italiani; Simona Mattioli, Marco Birolo e Marco Zampiga delle Università di Perugia, Bologna e Padova, che hanno presentato il progetto PRIN EU Meat Change, che vede la collaborazione dei tre Atenei. Il programma è volto a valutare gli ibridi a medio-lenta crescita, approvati dall’ECC, sulla base di fattori legati al genotipo (attività cinetica), alle condizioni ambientali (resistenza alle alte temperature) e ai regimi nutrizionali (diete ad alto e basso valore nutrizionale). I risultati preliminari sottolineano come ogni genotipo abbia un metabolismo differente: quelli a medio-lento accrescimento mostrano risultati migliori, rispetto ai convenzionali, se sottoposti a regimi alimentari più poveri, con una maggiore efficienza nell’utilizzo dei nutrienti; inoltre, alcuni ibridi risultano più tolleranti verso le alte temperature (collo nudo Kabir, ndr), risultando meno indicati per l’allevamento convenzionale.
In conclusione, il convegno ha fornito una panoramica, sotto molteplici aspetti, sull’impiego presente e futuro dei genotipi a medio-lenta crescita. Non ci sono risposte certe: è necessario continuare a investire in ricerca e innovazione per migliorare l’efficienza di questi ibridi e ridurne i costi, così come il loro impatto ambientale. Essi possono rappresentare una risposta alla richiesta di maggior benessere animale, anche se permangono diverse sfide, anche a livello economico, che gli attori coinvolti dovranno affrontare. Il futuro del settore avicolo potrebbe dipendere dalla capacità del settore di adattarsi a queste nuove esigenze di mercato.
Gli Atti del convegno sono disponibili sul sito della sezione italiana della WPSA: https://www.wpsa.it/home/