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Le produzioni avicole certificate ‘’Senza utilizzo di antibiotici’’ (NAE – No Antibiotics Ever) costituiscono oggigiorno un trend comune a livello mondiale. A dispetto dell’evidenza scientifica, secondo cui alcuni antibiotici specifici utilizzati come promotori di crescita (AGP) potrebbero essere impiegati in maniera selettiva e razionale in diversi programmi di nutrizione animale, le tendenze di mercato e la pubblicità negativa dei media hanno spinto diversi gruppi integrati verso linee di produzione antibiotic-free, per poter ampliare le opportunità commerciali.
A seguito del divieto dell’utilizzo di antibiotici come promotori di crescita, sono andate aumentando le problematiche riguardanti la salute intestinale, soprattutto nel settore del broiler. Questa situazione è stata ancora più grave e sentita negli USA dove, insieme al divieto degli antibiotici promotori di crescita, è stato vietato l’utilizzo anche dei coccidiostatici ionofori. Non c’è dubbio che la salute intestinale degli avicoli rappresenti un fattore critico nell’ottimizzare la digestione, minimizzare l’escrezione dei nutrienti e, di conseguenza, mitigare l’impatto ambientale di ammoniaca, odori ed emissioni di gas, con relativi aspetti di benessere e salute sia per gli animali che per gli operatori del settore. È altresì pacifico che gli AGP sembrano mitigare l’infiammazione intestinale e ridurre la separazione dei sali biliari, di fatto mascherando le problematiche intestinali associate. Studiando i meccanismi enterici è risultato molto chiaro come, da ora in avanti, i vari progressi che potranno essere ottenuti nel campo della nutrizione avicola saranno legati esclusivamente agli effetti sulla salute intestinale derivanti da qualsiasi modifica nei processi di produzione e formulazione mangimistica.
Salute e microbioma intestinale
La salute intestinale negli avicoli è un oggetto di studio particolarmente complesso, che riguarda molteplici aspetti. Il tratto gastro-enterico (GIT) gioca un ruolo chiave nella produzione animale e comprende funzioni digestive, di assorbimento, metaboliche, immunologiche ed endocrinologiche. Anche se i broiler di oggi sono estremamente efficienti per quanto riguarda la conversione del mangime e l’accrescimento, queste performance richiedono dei volumi elevati di alimento ingerito, con enormi ripercussioni sulla fisiologia del GIT. In meno di 20 anni, e in particolare dal divieto degli AGP nel mangime, la scienza dell’ecosistema intestinale degli avicoli si è sviluppata in una nuova area di ricerca. Quest’ultima continua a ricevere sempre maggior interesse fintanto che la sicurezza alimentare globale rimarrà una priorità e l’industria avicola fronteggerà richieste sempre più numerose riguardanti l’efficienza economica, la sostenibilità, il benessere animale, la sicurezza alimentare e la riduzione dell’impatto ambientale.
La produzione sostenibile di carni avicole e uova è critica per fornire fonti proteiche di alta qualità, abbondanti e sicure, che possono sopperire alle necessità di nutrizione umana e di sicurezza alimentare. Il GIT degli avicoli comprende un complesso e variabile microbiota che gioca un ruolo vitale nella digestione e nell’assorbimento dei nutrienti, nello sviluppo del sistema immunitario e nell’esclusione competitiva dei patogeni. L’integrità, la funzionalità e la salute dell’intestino negli avicoli dipendono da numerosi fattori, particolarmente dall’ambiente, dal mangime e dal microbiota intestinale, ma anche diversi altri fattori influenzano il microbiota intestinale degli avicoli: per esempio sono stati identificati fattori specie-specifici, come età, sesso e razza come aventi un grosso impatto sul microbiota intestinale. La variabilità del microbiota intestinale tende, per la maggior parte, a incrementare durante le prime due settimane di vita e il modello di colonizzazione corrispondente sembra diversificarsi tra le ovaiole e i polli da carne. Inoltre, è stato riscontrato che fattori ambientali, come il livello di biosicurezza, la lettiera, l’accesso al mangime, la gestione dell’allevamento, l’ambiente e il clima, hanno un effetto diretto sulla composizione del microbiota enterico.
La salute intestinale spesso si focalizza sul controllo delle patologie enteriche, generalmente correlate con i coccidi o batteri specifici come Clostridium perfringens, E.coli o Salmonella ed è comprensibile perché queste ultime sono spesso i principali problemi di salute che produttori e gruppi integrati affrontano quotidianamente, in modo particolare quando sono attuati programmi NAE. Tuttavia Oviedo-Rondòn (2019) indica che, in realtà, queste sono le conseguenze e non le cause del problema. Generalmente, il problema principale è un eccesso di nutrienti, in particolare la proteina indigerita nel tratto distale dell’intestino, dove causa una proliferazione di questi microbi, causando infiammazione, perciò un aspetto chiave nel miglioramento della salute intestinale e, di conseguenza, della produzione NAE, risulta quello di assicurare una digestione appropriata prima del tratto distale dell’intestino.
Un aspetto critico del microbioma intestinale è quello di influenzare lo sviluppo e la maturazione del sistema immunitario dell’ospite. Inoltre, una maggiore diversità del microbioma enterico è stata associata a livelli di stress ridotti e a un maggiore benessere negli avicoli. Le pratiche di gestione attuate nelle fasi precoci del ciclo del broiler influenzano il loro comportamento e il loro benessere, perciò un precoce accesso all’alimento dopo la schiusa risulta critico, perché vi è un’enorme crescita di microorganismi nell’intestino successivamente alla prima ingestione di mangime, la quale stimola lo sviluppo dell’intestino e del sistema immunitario. Ogni ritardo nell’accesso al mangime influenza in maniera negativa questo sviluppo.
In anni recenti sono stati tentati numerosi approcci, sia a livello nutrizionale sia di management, per modulare il microbioma intestinale, con l’obiettivo di migliorare la salute intestinale degli avicoli. Il microbiota che risiede nei diversi tratti del GIT è fortemente influenzato dal passaggio di componenti di mangime indigeriti; come risultato, la normale flora microbica residente può garantire vantaggi, così come svantaggi all’ospite. I primi includono l’esclusione competitiva dei patogeni, la stimolazione e programmazione del sistema immunitario e diversi contributi alla nutrizione dell’ospite. All’opposto, come svantaggi per l’ospite abbiamo un dispendio energetico e proteico, poiché i microorganismi competono come tali per questi nutrienti. Inoltre, questi microbi producono metaboliti tossici e catabolizzano gli acidi biliari, cose che potrebbero influenzare negativamente l’accrescimento e diminuire la digeribilità dei grassi. Persino i processi generalmente considerati benefici dalla presenza del microbiota costituiscono un incremento di richiesta energetica e proteica per l’ospite, impattando negativamente sulle performance di crescita degli avicoli.
L’importanza della qualità di mangime e acqua
È nota l’esigenza di materie prime di ottima qualità per poter produrre delle diete per avicoli con un’ottima digeribilità. Sfortunatamente, non tutte le forniture di mais e soia garantiscono un prodotto di qualità. I gruppi integrati, soprattutto quelli coinvolti in produzioni certificate NAE, dovrebbero porre maggiore enfasi nell’evitare livelli di micotossine nelle materie prime e grassi irranciditi tali che superino i limiti raccomandati, se l’obiettivo è quello di evitare problemi intestinali negli animali. I produttori a contratto dovrebbero monitorare la presenza di muffe all’interno dei silos e delle tramogge di alimentazione, per evitare di somministrare del mangime deteriorato agli animali. Le micotossine possono compromettere diverse funzionalità del GIT, risultando in un diminuito assorbimento di nutrienti per via di una minor superficie disponibile per lo stesso, una modulazione dei carrier di trasporto dei nutrienti e una perdita d’integrità della barriera intestinale. Grassi e olii rancidi non dovrebbero essere utilizzati, poiché sono collegati alla patogenesi delle problematiche enteriche.
Oggigiorno gli ambienti produttivi NAE richiedono uno stoccaggio adeguato per le materie prime grasse e una valutazione delle corrette condizioni di manipolazione nei silos e nelle linee di trasporto, in modo da mitigare eventuali fenomeni d’irrancidimento a livello di mangimificio. Un’assicurazione di qualità nei processi di lavorazione della soia costituisce sempre uno dei fattori critici, in particolar modo per le produzioni NAE, per via degli effetti negativi sulla digestione da parte di soia troppo o poco cotta. Quest’ultima contiene livelli elevati di fattore antitripsinico, mentre la soia troppo cotta ha come risultato una diminuita digeribilità delle proteine. Alte concentrazioni di inibitori della tripsina nelle diete dei broiler sono direttamente correlate a un rapido passaggio di mangime e a uno sbilanciamento della flora microbica enterica. Ugualmente importante è la dimensione delle particelle della soia: particelle grossolane favoriscono una maggiore digeribilità della proteina della soia e minimizzano gli effetti negativi dei fattori antitripsinici.
Successivamente all’ingestione del primo mangime dopo la schiusa, si osserva un aumento del numero dei batteri nell’intestino dei pulcini. Ritardare l’accesso al mangime nel pulcino appena schiuso è deleterio per lo sviluppo della superficie mucosale intestinale e, potenzialmente, anche per la composizione del microbiota. La rimozione temporanea del mangime, più tardi nel ciclo, è stata associata a un incremento nella colonizzazione dell’ambiente intestinale da parte di patogeni, inclusa la Salmonella. Per questo motivo, i produttori devono effettuare maggiori sforzi nel non far mancare il mangime agli animali durante il ciclo, monitorando le forniture di mangime in allevamento e contattando il servizio tecnico del mangimificio prima di esaurire le scorte. Alcune interruzioni nella somministrazione del mangime sono inevitabili, ma i produttori devono effettuare ogni tentativo per non esaurire il mangime durante il ciclo, per non causare conseguenze negative agli animali.
Allo stesso modo della soia, il mais gioca un ruolo importante nelle produzioni di mangime per avicoli. La genetica, il contenuto d’umidità alla raccolta, le temperature di essiccazione e le condizioni di stoccaggio possono costituire tutti fattori che influenzano la digeribilità. Il processo d’essiccazione è critico per la qualità del mais perché ne influenza le caratteristiche fisiche, la dimensione delle particelle prodotte durante la macinazione e, di conseguenza, il comportamento di alimentazione degli animali. La contaminazione da micotossine è sempre un problema per il mais: sono diverse le micotossine che possono contaminarlo, incluse le aflatossine prodotte da Aspergillus spp; le fumonisine, il deossinivalenolo (DON; anche conosciuto come vomitossina), lo zearalenone prodotto da Fusarium spp e le ocratossine prodotte da Penicillium verrucosum. Il livello di micotossine contaminanti i cereali dipende da molti fattori, incluso: 1) l’incidenza e la gravità del marciume rosato in campo, 2) la quantità di danni ai chicchi di mais nelle combinazioni, 3) le condizioni atmosferiche predominanti e 4) l’adozione di pratiche colturali che minimizzino i fattori limitanti della raccolta.
Anche una buona qualità dell’acqua rappresenta un fattore importante per una digestione ottimale: perciò le sue caratteristiche chimico-fisiche dovrebbero essere misurate, controllate e migliorate a livello d’allevamento. La spinta verso le produzioni NAE ha sottolineato l’importanza dell’acqua nel settore avicolo e l’elevato costo nel trascurare la qualità di quest’ultima come nutriente vitale. Il precedente utilizzo di antibiotici permise ai produttori e ai gruppi integrati di sorvolare sul monitoraggio della qualità dell’acqua in allevamento. Oggi però le produzioni NAE non perdonano più questo tipo di errori e molti produttori stanno ora pagando le conseguenze di una qualità scarsa dell’acqua di abbeverata. La durezza dell’acqua, il grado di alcalinità e un pH basico disturbano i livelli di pH normali del gozzo e, di conseguenza, riducono la prima parte di digestione. Il pH dell’acqua di abbeverata dovrebbe essere mantenuto leggermente acido, tra i 5,5 e i 7, perché un livello basico comporta la riduzione dell’attività di molti enzimi digestivi. Inoltre, alte concentrazioni di sali e solidi nell’acqua, combinati con un pH basico, tendono a favorire la produzione di biofilm e di endotossine nelle linee dell’acqua e nei nipples per via della proliferazione di alghe e microbi.
Il biofilm e i sali contribuiscono alla degradazione dei parametri microbiologici dell’acqua e possono inoltre contribuire a problematiche di occlusione dei nipples, influenzando di conseguenza la disponibilità dell’acqua per gli animali. Una riduzione del consumo di acqua, a prescindere dalla causa, influenza negativamente la fisiologia intestinale, la digestione e le performance. La sanitizzazione dell’acqua, utilizzando diversi metodi quali clorati, perossidi o altri prodotti, può aiutare a mitigare la crescita di batteri e alghe. Gli allevatori dovrebbero attuare tutte le strategie possibili per evitare mancanze di acqua e/o mangime, che possono rivelarsi potenziali cause di disordini intestinali durante l’accrescimento, particolarmente nei programmi NAE. Dopo cinque o sei ore di interruzione nell’erogazione dell’alimento, la mucosa intestinale cambia e viene stimolata la produzione di mucina; questa produzione extra viene utilizzata dai batteri per irritare la mucosa, contribuendo in risposta a produrre volumi più elevati di muco e incrementando le reazioni infiammatorie.
Altri fattori giocano un ruolo importante nella salute dell’intestino. Tutti gli stressors ambientali influenzano negativamente il sistema immunitario dei broiler. Lo stress da calore e le fluttuazioni di temperatura elevate dovrebbero essere evitati il più possibile, a prescindere dall’età degli animali. L’ambiente del capannone (temperatura, umidità, velocità dell’aria) è critico per mantenere gruppi produttivi e in salute: questo varia a seconda dell’età degli animali. Alte densità di animali sono solitamente correlate con una lettiera bagnata ed episodi di enterite necrotica, ma un’adeguata ventilazione può spesso sopperire nella gestione di queste alte densità di soggetti. Una buona ventilazione è la chiave per la salute intestinale, utile a mitigare la condensa, l’umidità a livello di lettiera e l’impaccamento della stessa. I programmi luce possono anch’essi impattare sui comportamenti di alimentazione degli animali, la motilità gastro-enterica e la digestione. Una corretta alimentazione dei riproduttori pesanti è fondamentale per uno sviluppo adeguato della loro progenie.
Infine, anche la gestione dell’incubatoio è un fattore critico perché un’incubazione sub-ottimale tende a far aumentare la finestra di schiusa, portando a diversi problemi correlati con lo sviluppo intestinale e l’immunità generale. In ogni caso, per quanto riguarda la salute intestinale, specialmente nelle produzioni NAE, la prevenzione della coccidiosi e dell’enterite necrotica sono le principali preoccupazioni.
Sommario
La salute intestinale è un fattore critico per la produttività del broiler, la sicurezza alimentare, il benessere animale e l’impatto delle produzioni avicole sull’ambiente. I programmi di produzione NAE attualmente complicano il panorama di produzione del settore del broiler poiché questi animali vanno gestiti in maniera differente. L’utilizzo di programmi NAE richiede una maggior enfasi riguardo alla produzione di mangime e alla formulazione, la qualità dell’acqua, l’utilizzo di additivi nel mangime, alternative agli antibiotici, la gestione dell’allevamento. L’impegno riguarda molto più che la gestione del solo allevamento dei broiler. La biosicurezza e una maggior enfasi riguardo alla gestione devono essere rispettate ad ogni livello, dalla pulcinaia all’allevamento dei riproduttori, dall’incubatoio all’allevamento dei broiler, fino al mangimificio. Tutto questo richiederà che ogni settore lavori assieme come una singola unità per gestire in maniera efficace le produzioni NAE e mantenere una salute intestinale ottimale.
Bibliografia disponibile su richiesta
Per gentile concessione della University of Tennessee Institute of Agriculture and UT Extension