Tra le malattie che possono colpire i volatili, la malattia di Newcastle (ND), detta anche pseudopeste aviare, è una delle più temute. All’infezione sono sensibili numerosissime specie di uccelli, tra domestici e selvatici, con variabilità nelle manifestazioni cliniche secondo la specie e il ceppo virale coinvolto.
Dagli anni della sua prima comparsa la malattia di Newcastle si è diffusa a livello mondiale e nel secolo scorso si sono verificate almeno quattro pandemie. L’infezione, per contatto diretto con elevate cariche virali, può verificarsi anche nell’uomo determinando congiuntivite, che è il sintomo più comune e si manifesta dopo 24 ore dall’esposizione. Per questo motivo il Ministero della Salute ha realizzato alcune pagine che spiegano l’origine e i modi per contrastare la malattia.
Che cos’è e come si manifesta
La malattia di Newcastle (ND), soprattutto quando è sostenuta da ceppi altamente patogeni, ha un elevato tasso di mortalità e un forte impatto economico, derivante sia dall’adozione di una politica di eradicazione, sia dalle restrizioni al commercio imposte al Paese sede di focolai. All’infezione sono sensibili numerosissime specie di uccelli, sia domestici che selvatici. Il serbatoio naturale dei Paramyxovirus aviari è rappresentato dagli uccelli selvatici e in particolare da quelli acquatici; la maggior parte degli anatidi è particolarmente resistente all’infezione anche con ceppi in grado di dare quadri morbosi importanti in altre specie di uccelli ed è in grado di eliminare virus potenzialmente pericolosi senza alcuna sintomatologia clinica evidente.
L’agente eziologico è il Paramyxovirus sierotipo 1 (APMV-1). Gli APMV-1 possono essere classificati secondo diversi criteri:
- grado di patogenicità;
- tropismo per il tessuto e le manifestazioni cliniche conseguenti all’infezione;
- velocità di replicazione virale in vivo e in vitro;
- sequenza nucleotidica in specifici tratti genici o le proprietà
In base alla forma clinica osservata nel pollo in seguito a infezione sperimentale è possibile una classificazione in 5 patotipi:
- viscerotropo velogeno: raggruppa virus che danno forme iperacute o acute con sintomi respiratori, enterici e nervosi, mortalità elevatissima e spesso associata a gravi lesioni emorragiche intestinali (forma di Doyle);
- neurotropo velogeno: raggruppa virus che danno forme respiratorie e nervose caratterizzate da elevata mortalità, in sede anatomo-patologica in genere non si riscontrano lesioni intestinali (forma di Beach);
- mesogeno: ne fanno parte virus responsabili di forme respiratorie e talvolta nervose con bassa mortalità (forma di Beaudette);
- lentogeno: comprende virus che danno infezione respiratoria lieve o inapparente (forma di Hitchner);
- enterico asintomatico: si tratta di virus che hanno come prima sede di replicazione l’intestino e non danno alcun sintomo. Questa classificazione risulta schematica e talvolta è difficile collocare un ceppo virale nell’uno o nell’altro patotipo.
La diagnosi di malattia è effettuata tramite vari esami di laboratorio tra cui l’emoagglutinazione (HA) e l’inibizione dell’emoagglutinazione (HI). Il test ufficiale di patogenicità per la normativa comunitaria è l’inoculazione intracerebrale in pulcini di pollo SPF di un giorno di vita di una soluzione virale sterile con un titolo emoagglutinante di almeno 1:32.
Terapia e profilassi indiretta
La malattia di Newcastle, come ricorda il Ministero della Salute, è soggetta a obbligo di denuncia. In Italia la vaccinazione profilattica è stata resa obbligatoria nel 2001 da un provvedimento ministeriale emanato in seguito all’epidemia del 2000, modificato nel 2005 con la riduzione degli interventi vaccinali in alcune categorie produttive e con la scelta di privilegiare l’uso di vaccini vivi attenuati, al fine di favorire i metodi di vaccinazioni di massa. Tale piano di vaccinazione minimo ha il fine di conferire un livello anticorpale uniforme e sufficientemente protettivo nelle specie sensibili, in modo da evitare i danni diretti provocati dalla malattia e limitare un’eventuale diffusione di virus molto virulenti.
Nel 2015 il piano è stato ulteriormente rivisto e sono state fornite alcune precisazioni in merito alla gestione delle positività. Nel 2019 sono state rilevate le richieste delle Associazioni di categoria in merito alla possibilità di una riduzione degli interventi di minima su alcune specie aviarie a lunga vita.
I ceppi vaccinali a patogenicità intermedia (Roakin, Komarov, Mukteswar), sono utilizzati solo nei Paesi in via di sviluppo (Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico), dove i virus ad alta patogenicità sono endemici. Anche per i vaccini inattivati, la legislazione Europea pone delle regole nella produzione approvando solo quelli allestiti con virus con ICPI inferiore a 0,7.
La profilassi e il controllo della malattia di Newcastle si attuano a livello internazionale, nazionale e di allevamento. A qualunque livello la profilassi sia applicata è sempre finalizzata a prevenire l’esposizione al virus dei soggetti sensibili e a ridurre il numero dei soggetti sensibili con l’attuazione di un’idonea profilassi indiretta.
La prevenzione dell’introduzione e della diffusione del virus richiede la conoscenza e la considerazione di tutte le possibili vie di trasmissione, incluso il contatto diretto o indiretto con uccelli selvatici. A livello di allevamento, le misure di biosicurezza rappresentano il primo e più importante strumento per prevenire l’introduzione, la trasmissione e la diffusione del virus.
Dati epidemiologici
La malattia di Newcastle è diffusa in tutto il mondo ed è oggetto di piani di controllo in Canada, negli Stati Uniti e in alcuni Paesi dell’Europa occidentale. Attualmente si evidenziano positività in alcune parti dell’Africa, Asia e Sud America. Dato che gli uccelli selvatici possono fungere da reservoir del virus senza ammalarsi, le epidemie possono verificarsi ovunque il pollame viene allevato. Nel 2019 sono stati notificati 5 focolai di malattia in Bulgaria e le Autorità hanno disposto operazioni di abbattimento e distruzione delle carcasse, dei rifiuti e dei prodotti derivati; hanno inoltre regolamentato le movimentazioni animali all’interno del Paese, attività di sorveglianza all’interno e all’esterno delle zone di protezione istituite e operazioni di disinfezione delle aree infette.
In Italia il ceppo piccione (PPMV-1) si può praticamente considerare endemico nei columbiformi selvatici e non nelle popolazioni di columbiformi domestiche.
Nel nostro Paese è attualmente in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica 15 Novembre 1996 n° 657 recante il regolamento per l’attuazione della direttiva 92/66/CEE, che prevede misure comunitarie contro la malattia di Newcastle.
Per ulteriori informazioni: https://www.salute.gov.it/portale/sanitaAnimale/dettaglioContenutiSanitaAnimale.jsp?lingua=italiano&id=218