I rebus che affliggono l’industria avicola: come raggiungere la sostenibilità nel breve e nel lungo periodo?

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Questo articolo esplora alcuni dei problemi affrontati dall’industria avicola alla luce dei recenti avvenimenti globali e considera i passi che devono essere compiuti per mitigare le avversità, esaminando gli impatti a breve e lungo termine di questi eventi sulla sostenibilità.

I recenti eventi globali hanno portato a una variabilità nel rifornimento e nel prezzo delle materie prime e degli ingredienti per i mangimi. A questa preoccupazione si aggiunge l’aumento della domanda di prodotti avicoli, guidata sia dalla crescita della popolazione sia da fattori socio-economici. La percezione e le aspettative dei consumatori sono destinate ad avere un impatto sulla realizzazione dei prodotti avicoli: assicurare la crescita dell’industria avicola in modo sostenibile pone però delle incognite, che vanno affrontate.

Introduzione

L’alto grado di variabilità che riguarda il prezzo e la fornitura di fattori produttivi, destinato a durare presumibilmente fino alla fine del 2023, è cominciato con la pandemia di Covid-19 e i suoi effetti sono stati esacerbati dalla guerra tra Russia e Ucraina, che ha dato origine a una intermittente indisponibilità di diverse materie prime e di ingredienti per mangimi. Assieme a questi stress di breve-medio termine esistono anche diverse pressioni e mega-tendenze: si prevede che la domanda mondiale di uova aumenterà del 65% e quella di carne avicola del 121% entro il 2050. L’avicoltura rappresenta una componente critica per la sicurezza alimentare, specialmente nelle comunità prive di cibi ricchi di nutrienti: mentre progredisce l’urbanizzazione delle persone, assicurare fonti proteiche a un prezzo accessibile anche ai meno abbienti diventa una componente essenziale nella sicurezza alimentare.

La premura generale per l’agricoltura dovrebbe essere la sostenibilità, intesa come quei “sistemi sostenibili che dovrebbero soddisfare le esigenze delle attuali generazioni senza compromettere l’abilità di quelle future di raggiungere i propri fabbisogni”. In pratica, la sostenibilità è un concetto con quattro sfaccettature: ambientale, etica, economica e di promulgazione o rinforzo. Qualsiasi indagine accurata sulla sostenibilità dovrebbe considerare tutti e quattro gli aspetti. La domanda dei consumatori è in evoluzione: sempre più persone vogliono alimentarsi con prodotti ‘naturali’, una tendenza supportata da celebri chef, dalla vendita al dettaglio e dai ristoranti. Queste tendenze hanno costretto l’industria avicola a modificare i propri criteri di produzione, rinunciando a molte tecnologie efficaci e implementando misure impegnative di sicurezza alimentare lungo la catena produttiva.

Sfortunatamente, raramente esistono soluzioni semplici a problematiche complesse. Da una prospettiva cinica, molti ritengono che qualsiasi ‘alternativa’ debba affrontare il problema della sostenibilità nelle produzioni animali, includendo alternative alla carne, produzione in sistemi alternativi, alternative agli antibiotici, l’uso di ingredienti mangimistici alternativi e lo sviluppo di alternative al percorso tradizionale di vendita.

È essenziale un approccio più realistico e pragmatico, che si occupi di affrontare molte delle sfide descritte in questo articolo.

Incognite di breve termine

Produzione avicola sostenibile

La sostenibilità è importante sia nel breve che nel lungo termine. Molti sistemi di produzione alimentare non sono sostenibili e continueranno a degradare l’ambiente e compromettere la nostra abilità di produrre cibo. Lo sviluppo agricolo tradizionale è ancora concentrato sulla produttività, focalizzandosi poco sulla sostenibilità. In uno scenario affaristico tradizionale, gli effetti dannosi dell’agricoltura sull’ambiente continueranno ad aumentare, portando a una conversione delle foreste e della savana in coltivazioni, generando inquinamento di aria e acqua, aumentando i livelli di gas serra (GHG, greenhouse gas) e mettendo a rischio la biodiversità. Tentativi di migliorare il benessere attraverso sistemi di produzione alternativi, inclusi il biologico e i sistemi all’aperto, possono mettere a serio rischio l’ambiente e la sostenibilità. Progressi negli aspetti etici e ambientali saranno frenati da visioni contrastanti riguardo le caratteristiche economiche di sistemi agricoli futuri.

Rispetto ad altri settori zootecnici l’industria avicola è probabilmente più sostenibile, potendo convertire risorse scarse in proteine edibili. I gas serra (GHG) provenienti da attività agricole contribuiscono al cambiamento climatico: è stimato che il settore zootecnico utilizzi circa il 70-74% di tutta la superficie agricola e contribuisca per circa il 15% alla produzione dei GHG, ma il settore avicolo è responsabile solamente di un terzo di questa percentuale. I cambiamenti verso un solo aspetto della sostenibilità spesso impattano negativamente sulle altre aree. La sicurezza alimentare verrà assicurata da ‘un’intensificazione sostenibile’, che comporta produrre più cibo sulla superficie coltivabile disponibile, ma che è in contrasto con la recente mobilitazione verso sistemi meno intensivi.

Ingredienti

La richiesta di risorse è importante poiché molti alimenti destinati al settore avicolo originano da coltivazioni commerciali, facendo così degli ingredienti una componente vitale della sostenibilità. L’uso agricolo estensivo della terra, dell’acqua e di altre risorse è pericoloso per l’ambiente e influenza negativamente la biodiversità. Forse il più grosso impatto del recente tumulto globale risiede nella fornitura variabile di ingredienti (e di prezzi) per mangimi. L’uso di ingredienti alternativi, preferibilmente di provenienza locale, è spesso visto come uno sviluppo della sostenibilità nelle produzioni animali. La fornitura locale di ingredienti è caratterizzata dai cosiddetti ‘gap di raccolto’: per esempio, i raccolti di mais negli USA sono di 10 ton/Ha mentre, in Africa, è di solo 1 ton/Ha, rappresentando un problema a breve termine ma offrendo un enorme obiettivo di miglioramento nel lungo periodo.

L’uso di tecnologie modificate geneticamente (GM) porta con sé nuove prospettive per affrontare le problematiche di sicurezza alimentare: queste colture facilitano le pratiche di dissodamento della terra e quelle di conservazione, aiutano a controllare l’erosione del suolo, conservare l’umidità, supportare il sequestro di carbonio, riducendo le emissioni di GHG e l’utilizzo di pesticidi, aumentando i volumi di raccolto del 16%. Ma nonostante il consenso scientifico ritenga sicura l’alimentazione con GM, tali prodotti sono visti con scetticismo da molte istituzioni e governi.

Spesso si afferma che l’uso di ingredienti alternativi nelle diete per avicoli è un’opzione sostenibile, ma ciò presenta un certo numero di incognite. Innanzitutto, ci sono solo circa dodici ingredienti per mangimi a uso zootecnico. Molti nutrizionisti spendono una parte significante della loro vita alla ricerca di alternative fruibili e falliscono. Inoltre, spesso il contenuto di nutrienti è sconosciuto, la qualità è variabile e le quantità sono limitate. Infine, molti ingredienti alternativi sono sovrapprezzo e presentano una bassa densità di nutrienti. È pertanto essenziale che i nutrizionisti valutino il rapporto costo-beneficio di questi ingredienti alternativi, non solo in termini di diete formulate, ma anche di ritorno d’investimento nella produzione avicola.

Gli ingredienti variano riguardo al loro impatto ambientale: i metodi di produzione e il cambiamento nell’uso del suolo, che descrive le pratiche come la deforestazione o il re-impiego di terreni a riposo, impattano sull’impronta di carbonio associata a un ingrediente. Sia il database del Global Feed LCA Institute (GFLI) (2022) che le tabelle dell’INRAE-CIRAD-AFZ (2022) contengono dati adatti all’uso in sistemi di formulazione a basso costo, che consentono ai nutrizionisti di determinare l’impatto ambientale della formulazione della dieta e delle produzioni animali. In ogni caso, per farlo efficacemente, è essenziale conoscere la fonte e l’origine di ogni lotto di ingredienti.

Utilizzo delle proteine

I genotipi moderni dei broiler rispondono alla proteina, che – insieme a una crescente richiesta – si traduce in un enorme aumento di fabbisogno proteico. I livelli proteici nelle materie prime che utilizziamo maggiormente stanno diminuendo, mentre i raccolti di coltivazioni proteiche sono sempre meno. Gran parte delle proteine derivano da fonti vegetali: la soia è la più importante, ma vengono utilizzati anche colza, girasole e lupini. La guerra in Ucraina ha ridotto le forniture di farina di girasole, ma non ha avuto alcun reale impatto sul rifornimento globale di soia, anche se i prezzi di questa materia prima rimangono variabili e alti. È improbabile che nel breve periodo si verifichi una diminuzione sostanziale di fornitura di soia.

Le diete ricche in aminoacidi essenziali (AA) nei broiler sono più costose, ma portano a performance più alte. Le linee genetiche moderne di galline ovaiole sono più leggere e depongono uova più piccole rispetto alle razze storiche; anche se il numero di uova deposte per ciclo è più elevato, esse depongono ancora un uovo al giorno. L’utilizzo di proteine ed energia non è cambiato durante le ultime tre decadi, quindi è probabile che i fabbisogni nutritivi delle galline ovaiole siano diminuiti nel tempo. Pottgüter (2013) sostiene che i moderni genotipi performano adeguatamente in ogni sistema produttivo, a patto che vengano soddisfatti i volumi d’ingestione di alimento da parte degli animali. Questo potrebbe non essere sempre il caso nei sistemi produttivi a livello commerciale, che necessitano di essere riflessi nelle specifiche del mangime. La giustificazione per la riduzione del contenuto di proteina grezza (CP) è convincente: ridotti livelli di CP possono essere applicati se si raggiunge un profilo aminoacidico ideale utilizzando un ampio spettro di AA sintetici. Diete a bassi contenuti di CP portano ad accresciute performance, migliore digeribilità proteica, una riduzione del volume d’acqua ingerita, ridotto contenuto azotato della pollina e un migliore benessere dell’animale. Abbassando il contenuto di CP della dieta dell’1% si riduce l’impronta di carbonio dell’allevamento di broiler di 102 kg/ton per soggetto prodotto. Quando si riducono i livelli di CP nella dieta, le fonti proteiche come la soia e i grassi vengono rimpiazzati da AA di qualità e cereali, dando origine a un aumento di amido e un diminuito contenuto di grassi e proteina grezza nella dieta.

Quando si considera l’utilizzo di differenti quantità di proteina i rebus che sorgono sono tre: 1) i genotipi moderni performano meglio quando vengono loro forniti più alti livelli di AA essenziali; 2) devono essere mantenuti livelli minimi di grasso nelle diete avicole (in ogni caso, non si tiene conto del fatto che vi è un contenuto massimo di amido nelle diete); 3) in contrasto con prove schiaccianti secondo cui contenuti di CP bassi consentono livelli di produzione nella norma, molti Paesi hanno definito un livello di CP minimo nei loro regolamenti, con un impatto negativo sulla sostenibilità.

Energia della dieta

L’energia rappresenta la componente più costosa delle diete di broiler e galline ovaiole. Molta energia è fornita sotto forma di carboidrati solubili (amido) e grasso. Mentre il surplus proteico può essere utilizzato come fonte energetica, quest’ultimo processo è meno efficiente negli uccelli rispetto ai mammiferi. Definire livelli energetici ottimali è quindi centrale per la nutrizione avicola commerciale: questi livelli dovrebbero essere determinati utilizzando i costi relativi e la disponibilità degli ingredienti, assieme ai valori di carne e uova. In generale, quando il grasso è relativamente economico, diete ad alto contenuto energetico tendono ad avere alti ritorni economici, mentre ingredienti già disponibili e meno costosi (i sottoprodotti dei cereali, per esempio) rendono più attrattive diete a bassi contenuti energetici. Attualmente tutti gli ingredienti dei mangimi sono costosi: il prezzo del grano è aumento del 60-70%, mentre l’olio a uso zootecnico ha raddoppiato il suo prezzo. Quando le forniture di sottoprodotti dei cereali sono adeguate, essi offrono una valida ed economica alternativa ai nutrizionisti. In ogni caso, nel momento in cui le forniture diventano contenute, i prezzi schizzano in alto e possono addirittura sorpassare quelli del grano.

È a questo punto che uno dei reali enigmi della nutrizione avicola commerciale si manifesta. Chiaramente, se il prezzo del grasso triplicasse, tutti i calcoli che riguardano livelli ottimali di energia nella dieta dovrebbero essere rivisti: la logica detterebbe che i livelli energetici delle diete (densità di nutrienti) dovrebbe essere ridotta. In ogni caso, le nostre attuali pratiche potrebbero influenzare ogni decisione presa: per esempio, molti mangimifici aggiungono olio nel miscelatore per migliorare la produzione di pellet e lo aggiungono anche dopo la fase di pellettizzazione per aumentarne la qualità. A meno che i mangimifici siano preparati al cambiamento di questo paradigma, essi si troverebbero in trappola nell’utilizzo di grasso a $3/kg. Al contrario, se la fornitura di sottoprodotti della lavorazione è contenuta, le opportunità di ridurre i livelli energetici della dieta sarebbero limitati. Non bisogna dimenticare che spedire ingredienti di bassa densità su lunghe distanze impatta negativamente sulla sostenibilità. Infine, un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla realtà commerciale. Su tutto, i mangimifici non hanno la libertà decisionale di attuare cambiamenti su specifiche di alimentazione o sui prezzi di vendita dei loro prodotti. I produttori del settore avicolo si aspettano una certa efficienza alimentare (FCR) che non può essere garantita da un ridotto contenuto energetico nella dieta. In alternativa, esiste la probabilità che aumentando i livelli energetici, aumentino anche i prezzi.

Fosforo

Serve all’incirca una tonnellata di fosfato (P) per produrre 130 tonnellate di grano. Sul lungo termine è stimato che la fornitura di fosfati calerà al di sotto delle richiesta entro il 2040. Gran parte del fosfato proviene dalla Russia e la guerra in corso ha interrotto questi rifornimenti. A riempire il vuoto è intervenuto il Marocco, il più grande fornitore di fosfati, ma con un sostanziale aumento di prezzo. Il primo problema è dunque quello di come affrontare un eventuale carenza di forniture di fosfati. La rapida mineralizzazione dello scheletro di soggetti giovani significa che le diete starter dovrebbero avere priorità durante un periodo di fornitura limitata. In secondo luogo, le specifiche pubblicate dalle aziende di genetica più importanti (Aviagen, 2022; Cobb, 2022) per le fasi di accrescimento e finissaggio eccedono i livelli pubblicati dalla letteratura scientifica. Con ogni probabilità, i livelli di P possono essere ridotti nelle fasi finali del ciclo produttivo del broiler. I fabbisogni pubblicati per le galline ovaiole (Lohmann, 2020; Hy-line, 2022) sono anch’essi elevati. Studi scientifici che determinano i fabbisogni di P per le galline ovaiole mostrano come livelli più bassi sono generalmente adeguati.

Incognite di lungo termine

Consumatori

L’opinione pubblica nei Paesi industrializzati ritiene che il ‘biologico’ corrisponda a qualcosa di naturale, salutare e sostenibile, mentre l’allevamento intensivo e l’utilizzo di antibiotici non siano una buona cosa. Questa percezione ha portato molti consumatori a dare per scontato, in maniera non corretta, che i sistemi alternativi di produzione siano più sostenibili. Sfortunatamente un certo numero di queste percezioni offuscano l’industria: ad esempio sulle modalità di produzione degli allevamenti industriali, sulla possibilità che non venga garantito il benessere animale, che i prodotti avicoli (erroneamente) contengano ormoni e che i residui di antibiotici possano essere pericolosi. Molti di questi concetti sono basati solo su ipotesi o disinformazione, spesso create dall’industria avicola stessa che per decenni ha utilizzato termini quali ‘privo di ormoni’, ‘privo di farmaci’, ‘all’aperto’ come pubblicità e campagne di marketing. Le preoccupazioni del consumatore, alimentate da allerte e dal desiderio di nutrirsi con cibi più salutari e salubri, influenzano le abitudini di acquisto dei generi alimentari. I consumatori vogliono dei prodotti economici, sicuri e sostenibili, ma a basso prezzo. C’è una mancanza di apprezzamento per quanto i sistemi alternativi di produzione significano in termini di sostenibilità o di riconoscimento di quanto gli elevati costi di produzione possano influire negativamente sulla sicurezza alimentare.

Utilizzo di antibiotici

Il pericolo per le persone di assumere residui farmacologici consumando prodotti avicoli e il concetto che questi farmaci contribuiscono a un aumento dei batteri resistenti ai farmaci, sono più percezioni che realtà. Le prove suggeriscono che i problemi di antimicrobico-resistenza nella medicina umana sono causati principalmente dall’utilizzo scorretto di antibiotici da parte delle persone piuttosto che da reazioni avverse derivanti dal consumo di carne. Malgrado tutto, gli antibiotici sono stati banditi o rimossi volontariamente da molti Paesi. La percezione pubblica è che l’utilizzo degli antibiotici debba essere effettuato correttamente; perciò, l’industria avicola deve operare responsabilmente nell’utilizzo dei limitati principi attivi che ha a disposizione.

Un’incognita che riguarda l’utilizzo degli antibiotici è sorta nelle zone in via di sviluppo dove la maggioranza degli allevatori di piccola scala risiede nei tropici. Non solo questi allevatori sono svantaggiati, ma abitano anche in aree dove persone e animali da reddito vivono ad alte densità, frequentemente a stretto contatto. Le misure di biosicurezza sono spesso deboli e le condizioni ambientali favoriscono la crescita e la sopravvivenza degli agenti patogeni per tutto l’anno. Queste persone, colpite dalla povertà, saranno quelle che subiranno maggiormente un generale ritiro di antibiotici dalla zootecnia. Le zoonosi sono un pericolo reale e la morte degli animali può rappresentare l’impossibilità di cancellare un’ipoteca con la banca nonché una dispensa vuota.

Sistemi di produzione alternativi

I sistemi di produzione avicoli che offrono un accesso all’esterno per gli animali sono potenzialmente migliori per il benessere degli animali. Tuttavia questi sistemi di allevamento sono associati a rischi per la salute pubblica e la sicurezza alimentare. Essi hanno un impatto diretto sull’utilizzo di risorse e quindi sulla sostenibilità ambientale. I sistemi alternativi hanno un minore impatto ambientale se misurato per unità di utilizzo del suolo, ma è richiesto più terreno in totale, aumentandone l’utilizzo per animale o uovo prodotto. Inoltre sono eticamente più accettabili per i consumatori ma, se il benessere fosse misurato in termini di mortalità del gruppo, si rivelerebbero peggiori, mentre si avrebbe una mortalità più bassa nei sistemi convenzionali. Inoltre i costi di produzione per i sistemi alternativi sono più alti, infatti nei sistemi convenzionali il costo è circa un terzo di quello delle produzioni biologiche.

L’ultima tendenza a livello globale è la produzione di polli a lenta crescita. Widowski (2020) ha individuato diversi indicatori di benessere che sono direttamente correlati al tasso di crescita, facendo così dei polli a crescita lenta un’opzione sul piano del benessere animale. Petersen (2017) ha stimato che se un terzo dell’industria del broiler negli USA si convertisse a sistemi a lenta crescita, sarebbe necessario circa un miliardo e mezzo o più di broiler ogni anno: per questo sarebbe necessario utilizzare tre milioni di ettari di terreni in più per la produzione di materie prime per mangime e ciò risulterebbe in 12 milioni di tonnellate di pollina prodotta in più. Una conversione in sistemi senza gabbie nei sistemi produttivi di uova porterebbe a un aumento dei costi di produzione del 14-28%, a causa dei più alti volumi di assunzione del mangime, dell’aumento della mortalità, della maggiore quantità di uova di scarto e della maggior richiesta di spazio a disposizione. Un aspetto che è spesso poco considerato è l’importanza dell’allevamento avicolo su piccola scala, che attualmente contribuisce alla produzione dell’8% di uova e del 2% di carni avicole a livello globale. Deve essere considerato inoltre che 2.5 miliardi di persone fanno affidamento su queste piccole realtà per il proprio sostentamento. La riduzione della povertà e gli obiettivi di sostenibilità possono essere raggiunti solo sostenendo questi piccoli allevamenti, utilizzando le produzioni locali. Ciò richiede un sostegno massivo da parte di governi, ONG e società commerciali. Non sarebbe corretto aspettarsi che questi produttori affrontino il ruolo di allevatori ‘biologici’, come suggerito da alcune autorità. Gli allevatori di piccola scala affrontano sfide strutturali e relative al mercato, è improbabile che essi ricevano premi che consentano loro di superare i costi più alti relativi alla produzione biologica.

Nutrizione di Precisione

Raggiungere il traguardo della ‘nutrizione di precisione’ è un obiettivo che i nutrizionisti continuano a perseguire da tempo. Anche se utilizziamo ancora il contenuto di CP come elemento descrittivo standard delle diete, è noto dal 1930 come sia impossibile descrivere il contenuto attuale di proteine degli ingredienti con una singola variabile. La maggior parte, se non tutti, dei sistemi di energia è basata sul calcolo dell’energia metabolizzabile apparente (AME), tuttavia non è ancora chiaro il metodo corretto per la determinazione negli ingredienti. Mentre l’energia continua a essere interpretata come una proprietà specifica della dieta e non degli animali che consumano quella determinata dieta, la ‘nutrizione di precisione’ rischia di rimanere ancora un concetto ambiguo.

Discussione

È molto probabile che gli alti costi e le carenze degli ingredienti e delle materie prime vengano superate nel medio termine, ma le situazioni più problematiche sul lungo termine potranno essere risolte solamente utilizzando un approccio olistico. Molte delle preoccupazioni dei produttori avicoli e di quelle dei consumatori sono intrecciate. È richiesto un approccio realistico di tutte le parti in gioco se l’aumento della domanda delle produzioni animali dovrà essere soddisfatto in maniera sostenibile. In un mondo perfetto la sostenibilità dovrebbe essere potenziata dalle pratiche della nutrizione di precisione. Mentre i miglioramenti nei nostri metodi e delle procedure ci guidano verso questo obiettivo, ci sono però ancora molte lacune.

La Tabella 1 riassume alcuni degli interrogativi che l’industria avicola dovrà affrontare. Molto spesso sono più domande che risposte; inoltre, focalizzarsi su un singolo aspetto, come il benessere animale, potrebbe non essere sufficiente per raggiungere la sostenibilità nella produzione avicola. Se ci fosse il reale desiderio di diventare più sostenibili, tutti gli attori di questo settore, consumatori compresi, dovrebbero essere coinvolti. Gli ingredienti per i mangimi dovranno essere prodotti in maniera più efficiente, il più vicino possibile ai siti di produzione; i produttori dovranno continuare a migliorare l’efficienza e le performance in generale. Più prodotti avicoli dovranno essere prodotti localmente da allevatori-produttori di piccola scala. Visto che la produzione biologica e i sistemi alternativi utilizzano più terra (che potrebbe non essere più disponibile) con un impatto maggiore relativo all’impronta di carbonio rispetto ai sistemi convenzionali, i consumatori dovranno attuare delle scelte più consapevoli, sulla base di una maggiore informazione rispetto ai prodotti che intenderanno acquistare. È necessario che il paradigma si sposti dal concetto di prodotto ‘naturale’ a quello di prodotto ‘sostenibile’. Come industria, i produttori avicoli dovranno commercializzare una certa gamma di prodotti sostenibili assicurandosi che i consumatori capiscano come ciò è stato fatto, per garantire che scelgano nella maniera più corretta e in autonomia.

La bibliografia è disponibile su richiesta

Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2023