Raccolta della uova da cova di tacchino: nidi manuali o automatici? Il parere dell’esperto

Carlo Norci, Management specialist for breeder and commercial turkeys

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Sempre più aziende oggi scelgono nidi automatici per la cova delle tacchine. Carlo Norci, specialista di lungo corso nella gestione di tacchini commerciali e riproduttori, ci spiega i pro e i contro di questo tipo di nidi rispetto a quelli manuali.

Sempre più spesso rispetto al passato mi viene chiesto se preferisco i nidi manuali oppure i nidi automatici per la raccolta delle uova da cova di tacchino. Prima di rispondere a questa domanda credo sia importante capire, per coloro che non sono completamente dentro al settore, come si svolge la raccolta uova delle tacchine riproduttrici.

Le femmine tendono a deporre le loro uova all’interno di strutture particolari (una sorta di scatole) chiamate nidi. Le uova deposte dalle femmine all’interno dei nidi devono essere raccolte più volte al giorno (in genere il numero minimo di raccolte giornaliere è 8 con i nidi manuali). In occasione di ogni raccolta è fondamentale spingere fuori dai nidi le femmine e questo indipendentemente da che abbiano deposto o meno un uovo.

Si calcola in genere di avere un nido ogni 5 femmine (un allevamento di 10.000 femmine in deposizione sarà dotato di circa 2.000 nidi) ed è quindi facile intuire di quale mole di lavoro si tratti. E questo senza considerare che le femmine oppongono normalmente una qualche resistenza a uscire dai nidi e questo atteggiamento è ancora più accentuato durante e subito dopo il picco di produzione (terza/quarta settimana) quando la femmina comincia a sviluppare la tendenza a diventare “chioccia”, cioè un animale che tende a “sedere” sull’uovo, iniziando quindi il processo di incubazione che porterà, in natura, alla nascita del pulcino. Più tempo la femmina passa dentro al nido e più questo istinto alla cova si sviluppa (con un incremento dei livelli di prolattina, l’ormone della cova, nel flusso sanguigno) ed è per questo che è importante spingere la femmina fuori dal nido durante tutte le raccolte, favorendo al contempo anche il turn over sui nidi).

Se all’interno del nido (ma anche in caso di uova deposte a terra) è presente un uovo sul quale la femmina può sedere, il livello di prolattina – e quindi il rischio che la femmina diventi chioccia – incrementa in maniera esponenziale. L’istinto alla “cova” è un istinto naturale che specialmente nei cicli estivi può causare danni economici rilevanti, perché la chioccia non produce più uova, e deve pertanto essere contrastato adoperando sistemi specifici per l’individuazione degli animali che cominciano a manifestare questa tendenza anche se, è bene sottolinearlo, il primo “controllo chiocce” si attua proprio spingendo la femmina fuori del nido a ogni raccolta.

Tornando alla domanda iniziale, se mi fosse stato chiesto 10-15 anni fa se preferivo come metodo di raccolta uova nei tacchini riproduttori l’uso di nidi automatici oppure quello di nidi manuali di legno o in plastica, la risposta sarebbe stata certamente questi ultimi. Ancora 10 anni or sono l’uso di nidi automatici andava a incidere in maniera certa sul numero di uova incubabili deposte per ogni femmina riproduttrice e a quel tempo, a mio parere, la differenza nel numero di queste uova deposte da ogni femmina tra i diversi tipi di nido andava tra 5 e 10 uova a favore dei nidi manuali.

Con il tempo questa differenza si è ridotta, anche se esiste sempre in minima parte ed è comunque impossibile da eliminare, secondo la mia opinione, per la migliore “accettazione” dei nidi manuali da parte delle femmine riproduttrici. La riduzione di questo gap è dovuta essenzialmente a due fattori:

  • il miglioramento tecnologico dei nidi automatici, che sempre più tendono a soddisfare le esigenze delle femmine, riducendo nel contempo il rischio che i meccanismi di raccolta oppure la conformazione delle rampe possano in qualche modo causare danni agli animali (tagli, graffi, gonfiore agli arti, etc.) oppure la rottura delle uova;
  • il miglioramento genetico delle razze che ha portato ad avere animali più rustici, più robusti, forti e dinamici che sfruttano appieno le possibilità loro offerte dai nidi automatici.

Non tutti gli aspetti collegati alla raccolta delle uova trovano una soluzione positiva nell’uso dei nidi automatici. Uno dei problemi che rimangono è quello delle uova deposte a terra che, anche nel caso di gruppi “imprintati” perfettamente sui nidi automatici, sono sempre in percentuali superiori rispetto ai nidi manuali. È evidente che maggiore è il numero di uova deposte sulla lettiera, maggiore è anche il rischio che si possano rompere o comunque possano sporcarsi rispetto a quelle deposte all’interno dei nidi. A questo problema si può parzialmente ovviare con una puntuale raccolta delle uova deposte a terra in corrispondenza di ogni raccolta automatica dei nidi, riducendo il tempo di permanenza delle uova sulla lettiera e il rischio conseguente che si possano rompere oppure sporcare. Al tempo stesso con tutte le tipologie di nidi automatici è più difficile organizzare e gestire il controllo “chiocce”, cioè tutte quelle operazioni che permettono l’individuazione e il trattamento delle femmine che tendono a sedere eccessivamente sulle uova deposte.

Nonostante queste ultime annotazioni, a seguito dell’evidente e innegabile miglioramento dei risultati ottenuti, è considerevolmente aumentato negli ultimi anni il numero di aziende che si sono attrezzate e si stanno attrezzando con nidi automatici. Dietro a questa scelta esiste un’importante ragione. Oggigiorno si pone sempre più attenzione al benessere dei lavoratori all’interno delle aziende ed è inoppugnabile che con i nidi automatici l’attività di raccolta delle uova risulti notevolmente meno stressante e faticosa. A questo si aggiunga la difficoltà in molti Paesi di trovare dipendenti che accettino di svolgere queste tipologie di lavori così faticosi come la raccolta uova e quindi i nidi automatici diventano quasi una scelta obbligata.