Sostenibilità comparativa di diversi regimi alimentari nelle singole ovaiole al picco di deposizione

F.J. Kleyn 1, P.V. Chrystal 2,3 and M. Ciacciariello 4 - 1 Spesfeed Consulting, Broederstroom, Gauteng, South Africa - 2 Poultry Research Foundation, Camden, NSW, Australia - 3 Baiada Poultry, Pendle Hill, NSW, Australia - 4 University of KwaZulu Natal, Pietermaritzburg, KZN, South Africa

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La produzione avicola rappresenta una fonte efficiente di proteine, derivate da allevamenti. Insieme all’aumento dei volumi prodotti, però, in futuro diventerà sempre più importante anche la sostenibilità. L’alimentazione degli animali in questo campo è centrale: più efficienti sono gli animali e maggiore sarà il profitto, ma al tempo stesso si riduce l’impatto ambientale, con riflessi positivi anche sul benessere.

Fino ad ora non stati condotti sufficienti studi sull’impatto dell’alimentazione sulla sostenibilità della produzione di uova. Questo articolo valuta dieta e produzione uova tramite le performances di campo di singole galline HyLine brown , considerando circa 6 parametri di singole materie prime, ed è stata eseguita dalla INRA. Un modello consente di determinare l’impatto ambientale delle diete delle ovaiole.

Introduzione

La vera sostenibilità è stata definita dalla Commissione Mondiale Ambiente e Sviluppo nel 1987 come “la capacità di soddisfare le necessità del presente senza compromettere quella delle future generazioni”. La sostenibilità è un concetto che coinvolge molteplici aspetti, quali quello ambientale (che include sia la richiesta di risorse che l’inquinamento, etico (benessere e coscienza sociale), economico e di attuazione (spesso descritti come le quattro E della sostenibilità: environmental, ethical, economic, enforcement – FAO 2012). Esistono delle connessioni tra i diversi elementi della sostenibilità e spesso il progresso in un’area ha conseguenze su altre: pertanto dovrebbe diventare prioritario misurare la sostenibilità come valore dell’intera catena. Le componenti ambientali ed economiche vengono incluse in una valutazione completa del ciclo (LCA). In un LCA completo, eseguito da Leinonen e Kyriazakis in UK nel 2011, l’impronta di carbonio e dei componenti dell’alimentazione costituivano i principali fattori di rischio per il riscaldamento globale. De Vries e de Boer hanno calcolato che la produzione di 1 kg di proteine delle uova era simile a quella di 1 kg di carne di pollo, richiedendo tra 41 e 48 m2 di terreno. Tra gli animali allevati, sia terrestri che acquatici, gli avicoli sono quelli che hanno una migliore resa per unità di prodotto commestibile. D’altra parte è ancora possibile migliorarne l’efficienza tramite la selezione genetica, l’ambiente di allevamento, la fonte di energia usata, la gestione delle lettiere e con cambiamenti delle strategie alimentari.

Raramente la ricerca si è focalizzata in maniera specifica sull’impatto ambientale di diverse modalità di alimentazione sulla produzione di uova, mentre invece ha avuto una notevole attenzione l’emissione di azoto da monogastrici. Il livello ottimale di energia nell’alimentazione e le richieste bilanciate di proteine delle ovaiole sono state finora valutate solamente dal punto di vista economico, ma non forniscono indicazioni su quale sistema alimentare sia o meno sostenibile, ed è questo il punto di vista che abbiamo deciso di approfondire.

Metodologia

Alla base di questo studio vi è la risposta di soggetti accasati individualmente, di ceppo Hy-Lyne Brown da 27 a 30 settimane di età. Sono state formulate diete a base mais per contenere 11, 11,5 oppure 12 MJ/kg di energia apparente metabolizzabile, regolata per la perdita di azoto endogeno (AME), e 6, 7, 8 oppure 9g/kg di lisina ileale digeribile standard (SID lys) come esempio di proteina equilibrata. Tutte le diete sono state formulate per contenere 3,5 g/kg di fosforo non fitato e 35 g/kg di calcio. I dettagli delle diete, con modello sperimentale e i fattori randomizzati 4 x 3 sono riportati in un’altra ricerca. I dati INRA 2020 sono stati usati per ciascuno dei 6 parametri ambientali considerati: consumo di fosforo, richiesta di energia cumulativa, cambiamento climatico (carbon footprint), acidificazione e calcolo dell’impatto ambientale per ciascuna delle diete e per ogni grammo di uovo prodotto. Questo studio sull’alimentazione è stato approvato dal Comitato Etico Animale dell’Università di KwaZulu Natal e i soggetti sono stati gestiti secondo il codice dell’Associazione di Avicoltura Sudafricana.

Risultati

Livelli dietetici crescenti di AME, da 11 a 12,50 MJ/kg diminuivano in maniera lineare il consumo alimentare del 10,3% (117,6 rispetto a 105,5 grammi/dì, P<0,001), miglioravano la conversione alimentare FCR del 12,2% (2,137 rispetto a 1,876 grammi di mangime/dì, P<0,001) e variavano il consumo di proteine bilanciate espresso con il crescere dei livelli di SID Lys della dieta da 6 a 9 gr/kg. L’aumento del consumo della SID Lys aumentava il peso delle uova del 3-4% (56,8 rispetto a 58,8 g/uovo, P<0,05), ma non aveva un’influenza significativa sul consumo di mangime né sulla deposizione quotidiana.

Le performance delle galline in questa prova sono riportate in un altro studio. La Tabella 1 riporta un riassunto dell’impatto ambientale stimato di ciascuna dieta, insieme al costo ambientale stimato di ogni grammo di uovo. Diete con proteina alta aumentavano la produzione di uova, ma con un utilizzo inefficiente di proteina e un aumento del 18% della carbon footprint per grammo di uovo prodotto (1,278 rispetto a 1,578 g CO2/gr uovo). Anche con l’aumento di AMEn nella dieta aumentava la carbon footprint del 6,8% (1,519 rispetto a 1,613 gr CO2/uovo). Inoltre la richiesta media di energia cumulativa aumentava del 29,5% con il crescere di AMEn o SID Lys (6,1 rispetto a 4,7 MJ/kg). Un’apparente anomalia è che, riducendo le proteine (6 gr/kg di lisina digeribile), c’era una notevole acidificazione per grammo di uovo, il che si spiegherebbe con la relativamente elevata capacità acidificante del mais, e quindi un suo aumento nel mangime con minor peso delle uova prodotte al giorno.

Discussione

Gli ingredienti usati nella produzione dei mangimi avicoli rappresentano un aspetto fondamentale della sostenibilità. Il mangime ha il maggiore impatto sull’LCA totale della produzione di uova. L’emissione specifica delle galline associata a diversi mangimi è nota: tali dati esulano da questo articolo e non sono stati pertanto valutati. La produzione di granaglie e di soia, in particolare, è associata a una degradazione ambientale e spesso include la catena di trasporto: entrambe danneggiano la sostenibilità. È infatti importante che non tutti gli ingredienti siano visti sotto la medesima luce, se consideriamo l’impatto ambientale. I metodi di produzione, come l’allevamento di precisione, giocano un ruolo nel ridurre gli input; il genotipo e resa dei cultivar usati hanno un’influenza sull’efficienza; inoltre vanno prese in considerazione anche le tipologie di utilizzazione del territorio (LUC). Il termine LUC viene usato per determinare pratiche come la deforestazione, che hanno un impatto tremendo; in alternativa, l’uso della pratica del “set aside”, in agronomia, ha avuto un effetto minimo sull’impronta di carbonio. Le materie prime associate alla deforestazione, come la soia, hanno quindi un impatto ambientale maggiore rispetto alle coltivazioni non associate a deforestazione, e ciò rende ancora più difficile determinare l’impatto di uno specifico ingrediente con accuratezza. In questo calcolo, si è assunto che la soia fosse derivata da aree deforestate, poiché questa sarebbe la realtà, se aumentasse la richiesta di granaglie.

La formulazione delle diete avicole sta cambiando: rispetto alle diete a minor costo di una volta, i nutrizionisti e produttori si stanno ora focalizzando sul massimo guadagno. In futuro, nella formulazione, dovranno tener presente anche gli aspetti ambientali di sostenibilità. Aggiungere valore a una formula che tenga conto del minore impatto ambientale è un buono punto di partenza, come nei dati INRA utilizzati in questo studio, e consentirà di stabilire l’impatto ambientale della formulazione. Sarà così possibile ottimizzare i sistemi di produzione avicola, considerando al contempo gli aspetti ambientali.

Questo articolo sottolinea solo alcuni punti dell’impatto ambientale, ma in futuro occorrerà considerare tutti gli aspetti che riguardano l’LCA. I vari diversi dati di LCA riportati in letteratura attestano la complessità del definire l’impatto totale sulla produzione avicola sostenibile. In termini più ampi, l’uso di proteine e di energia a livelli alti aumenta l’impronta di carbonio della produzione di uova, ma l’utilizzo di bassi livelli proteici porta a una diminuzione della dimensione delle uova, pertanto un consumatore consapevole del tema della sostenibilità ambientale dovrebbe acquistare uova di piccole dimensioni.

La bibliografia è disponibile su richiesta

Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2021