Zoppia nei broiler: Condronecrosi batterica con osteomielite

Dott.ssa Maria Parigi, Specialista in Tecnologia e Patologia delle specie avicole, del coniglio e della selvaggina

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Nell’allevamento dei broiler la zoppia o le patologie agli arti posteriori, quali le zoppie, possono causare rilevanti perdite economiche; la ridotta capacità di movimento degli animali, infatti, si traduce spesso in una diminuzione del consumo dell’alimento andando a influire negativamente sulle performance produttive e portando, nei casi più gravi, anche a un aumento della mortalità dei gruppi interessati.

I broiler, soprattutto quelli pesanti, risultano essere più predisposti rispetto alle galline ovaiole all’insorgenza di zoppia. Infatti, fin dalle prime settimane di vita, lo sviluppo della loro massa muscolare supera di gran lunga il grado di maturazione raggiunto dall’apparato scheletrico, comportando così l’instaurarsi di un precoce e marcato stress meccanico a livello osteo-articolare. Questa condizione può essere tra i fattori responsabili dell’insorgenza della cosiddetta Condronecrosi batterica con osteomielite, o BCO (bacterial chondronecrosis with osteomyelitis), patologia diffusa a livello mondiale e considerata tra le più frequenti cause di zoppia nei broiler e che può arrivare a colpire fino all’1% degli animali a partire dalla quinta settimana di età.

Dal punto di vista anatomopatologico la Condronecrosi batterica con osteomielite si presenta come una degenerazione necrotica delle epifisi prossimali delle ossa a cosiddetta rapida crescita, come femore e tibia, su cui si instaura successivamente un’infezione batterica con conseguenti formazioni ascessuali. Condizioni di stress meccanico ripetuto a livello osteo-articolare comportano, infatti, microfratture nel piatto di crescita delle epifisi prossimali delle ossa lunghe con conseguenti ischemie capillari, formazione di aree di necrosi e fessurazioni tra gli strati di condrociti, le quali possono essere successivamente colonizzate da batteri patogeni opportunisti veicolati dal torrente ematico.

Tale colonizzazione batterica può, infine, provocare la formazione di ascessi fibronecrotici che si possono espandere rapidamente anche a livello metafisario, zone anatomiche difficilmente accessibili sia agli antibiotici sia alle cellule del sistema immunitario, e dare origine a fenomeni di osteomielite e zoppia. In corso di esame necroscopico di animali affetti da BCO si osserva frequentemente il totale distacco della testa del femore e la presenza nel tessuto sottostante di aree necrotiche e formazioni ascessuali, più o meno estese, a seconda dell’età e della gravità della lesione. Dal punto di vista batterico, i patogeni più frequentemente isolati risultano essere diverse specie del genere Staphylococcus e Salmonella, oltre ad Enterococcus caecorum ed Escherichia coli.

Tali batteri possono raggiungere le epifisi articolari traslocando a partire dall’apparato intestinale, respiratorio o tegumentario a seguito di alterata permeabilità delle pareti organiche, oppure essere presenti nell’animale in quanto trasmessi verticalmente od orizzontalmente in fase di schiusa a livello di incubatoio. Insieme a femore e tibia, però, possono essere colpite da BCO anche altre ossa a rapida crescita, come per esempio le vertebre, in particolare la quarta vertebra toracica, ossia l’unica vertebra libera che rappresenta il fulcro articolare di connessione tra la parte anteriore e posteriore dell’animale e per questo costantemente sottoposta a stress di tipo meccanico.

La patogenesi e gli agenti responsabili della BCO vertebrale, o spondilopatia, risultano essere sovrapponibili a quelli coinvolti nella BCO femoro-tibiale. Gli animali colpiti dalla forma vertebrale possono presentare paraplegia con la cosiddetta postura sui garretti (“kinky back”) ed in corso di necroscopia è possibile osservare, a livello di colonna vertebrale, forme ascessuali così estese da causare compressione del midollo spinale.

Sperimentalmente è stato dimostrato che l’insorgenza della BCO non può prescindere dall’instaurarsi di alterazioni dell’integrità delle epifisi prossimali ossee sia a causa del rapido sviluppo muscolare dei broiler, sia per la presenza di condizioni di allevamento non idonee, che possono sottoporre queste regioni anatomiche a continue sollecitazioni meccaniche. Anche la colonizzazione batterica che ne consegue non può prescindere dalla presenza di condizioni stressanti infettive o gestionali che, aumentando il livello di cortisolo nel sangue degli animali, favoriscono la traslocazione batterica nel torrente ematico.

Per quanto riguarda la sintomatologia, solitamente ci si trova di fronte ad una cosiddetta situazione ad iceberg, ossia all’interno di un gruppo, solo una piccola percentuale di animali presenta zoppia o alterazioni della postura di grave entità e mortalità, mentre la maggior parte dei soggetti mostra zoppie subcliniche, più subdole dal punto di vista produttivo, in quanto causa della riduzione dell’uniformità del gruppo e del mancato raggiungimento del peso ottimale.

Dal punto di vista profilattico è possibile agire, in primis, sul contenimento dei fattori stressanti per gli animali e, contemporaneamente, intervenire sulla corretta funzionalità delle tight junction intestinali per ridurre il fenomeno della traslocazione batterica nel torrente circolatorio. La somministrazione di probiotici, anche in associazione a prebiotici, utilizzati precocemente e prima dell’insorgenza clinica della BCO, possono avere effetti benefici sull’integrità della parete intestinale e sul sistema immunitario degli animali.

In condizioni sperimentali, il loro utilizzo a partire dai primi giorni di vita degli animali ha dimostrato ridurre del 50% l’incidenza della BCO, senza avere effetti collaterali sul normale raggiungimento delle performance di crescita degli animali. Ad ogni modo, è sempre importante ricordare che i probiotici non sono antibiotici e risultano essere completamente inefficaci se somministrati a scopo terapeutico in corso di BCO clinica.

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