L’acqua, nutriente essenziale in avicoltura

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L’acqua svolge un ruolo chiave nelle prestazioni dei soggetti come nutriente essenziale; i produttori devono pertanto prestare la massima attenzione a questo fattore: pulizia e monitoraggio frequenti dell’impianto idrico sono necessari per mantenere un’acqua potabile di buona qualità.

L’acqua è parte integrante di molti processi biologici. La sua qualità è molto importante in quanto rappresenta tra il 50 e il 70% del peso vivo di un soggetto adulto e il suo consumo supera da 2 a 2,5 volte quello del mangime. Oltre a essere la componente principale dell’organismo, è il primo solvente coinvolto in molti processi metabolici. Anche se considerata un mezzo inorganico, l’acqua può essere fonte di trasmissione di microbi, virus, batteri, funghi, parassiti e inquinanti.

Il controllo qualitativo dell’acqua inizia con la conoscenza delle caratteristiche chimiche e biologiche alla fonte, il posizionamento della fonte in relazione ad altre installazioni e il tipo di approvvigionamento, se pubblico o privato. Esistono due criteri di potabilità: fisico-chimici e criteri batteriologici. Valori non idonei dell’acqua possono comportare incrostazioni e corrosioni delle tubature, impedire o limitare l’efficacia dei prodotti medicinali o nutrizionali, che vengono somministrati agli avicoli mediante acqua di bevanda, e influire sulle prestazioni di resa.

Qualità dell’acqua

La qualità dell’acqua può essere distinta in due categorie: microbica e chimica. Queste due caratteristiche sono comunque strettamente collegate tra loro. La portata della qualità microbica non si limita al solo fattore acqua, ma è determinante che il sistema di tubazioni sia tenuto pulito. La qualità chimica include molecole come ferro, manganese, calcio e magnesio; gli ultimi due determinano in gran parte la durezza dell’acqua. L’eccessiva presenza di minerali causa la loro precipitazione nei tubi che può comportare perdite e favorire il terreno ideale per i microrganismi e la formazione di biofilm.

Fra i minerali che meritano un’attenzione particolare ci sono il ferro e il manganese. Il ferro da solo non è dannoso per i polli a concentrazioni nei limiti; può tuttavia depositarsi all’interno delle tubature per la presenza di ossigeno, convertendosi da ferro solubile a insolubile. Il colore dell’acqua deriva principalmente dalla presenza di ferro. Anche il manganese non è dannoso per il pollo alle concentrazioni in cui è normalmente presente nell’acqua; può causare sedimenti neri negli impianti, soprattutto quando il flusso è basso. Livelli elevati di ferro e manganese comportano differenze nel sapore dell’acqua e disturbi del tratto gastrointestinale. I minerali tendono a depositarsi sulla parete interna delle tubature, intasando gli abbeveratoi a goccia, con conseguente gocciolamento. Inoltre, in questo modo si viene a creare un ambiente adatto per la proliferazione di microbi con conseguente formazione di biofilm.

Il problema della formazione di biofilm

Le linee di distribuzione dell’acqua negli allevamenti sono predisposte alla formazione di biofilm, in particolare le prime settimane dopo la schiusa, a causa del basso flusso idrico e dell’aumento delle temperature. Il biofilm danneggia le attrezzature, conferisce odore e sapore sgradevole all’acqua e diffonde malattie nel gruppo, riduce l’efficacia dei trattamenti antibiotici e degli integratori alimentari. La formazione del biofilm può essere distinta in 5 fasi. Durante la prima fase, i batteri planctonici si attaccano alla superficie del substrato con un processo reversibile: alcuni batteri si attaccano ale si staccano dalla superficie in breve tempo. Nella seconda fase, i batteri aderiscono alla superficie del substrato e si attaccano ad altre cellule batteriche e perdono la loro mobilità. Nelle due fasi successive, i batteri iniziano a comunicare tra loro tramite il quorum sensing e viene prodotta una matrice di sostanze polisaccaridiche extracellulari. Successivamente, le colonie batteriche iniziano a crescere fino alla loro massima dimensione e spessore, ma le cellule batteriche non hanno ancora mobilità. Nell’ultima fase le cellule batteriche all’interno del biofilm riacquistano la loro mobilità e diversi enzimi rompono il biofilm per rilasciare cellule batteriche, in modo che possano disperdersi per colonizzare nuove superfici. Per rimuovere un biofilm è necessario un prodotto che possa disorganizzare la viscida matrice extracellulare, ma che sia sicuro e non tossico per gli animali, che non alteri il sapore dell’acqua e che non danneggi l’impianto di distribuzione dell’acqua.