Influenza Aviaria: caratteristiche dell’infezione e metodi di prevenzione

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L’Influenza Aviaria è una malattia causata da vari ceppi influenzali che possono infettare diversi tipi di animali, anche se la riserva naturale è rappresentata dalla popolazione di avicoli acquatici, come anatre e gabbiani. Il virus dell’Aviaria ha vari ceppi, categorizzati dalla combinazione di due proteine di superficie l’emoagglutinina (H) e la neuraminidasi (N), per esempio H5H6 o H9N2. La proteina H lega i recettori cellulari per dare l’avvio all’infezione, mentre N aiuta a rilasciare i virus dalle cellule infettate. I ceppi vengono anche classificati a seconda della gravità. Sono a bassa patogenicità (LPAI) quelli che causano sintomi clinici come lievi problemi respiratori, calo della deposizione e dell’accrescimento. Alcuni soggetti, in particolare oche e anatre, non manifestano alcun sintomo di infezione LPAI, anche se restano in grado di diffondere la malattia. Quando un virus LPAI circola in zone ad alta densità di popolazione avicola, può mutare in alta patogenicità, HPAI, con forme cliniche gravi e spesso fatali per alcune specie come i polli, mentre causa solo forme cliniche lievi o inapparenti negli acquatici. Tutti i tipi di virus, sia LPAI che HPAI, devono essere denunciati da allevatori commerciali che amatoriali, in quanto tutti i governi adottano delle misure precise di controllo nei loro confronti.

Come proteggere gli avicoli?

Una buona biosicurezza è fondamentale per prevenire l’esposizione all’Influenza Aviaria. Occorrono alcuni passaggi per evitare che il virus entri nei siti e contamini gli avicoli, sia che si possegga un allevamento commerciale che amatoriale. Bisogna sempre denunciarli e registrarli in modo da ricevere le allerte sulle malattie della propria zona.

Perché l’Influenza Aviaria è cosi difficile da prevenire?

I virus dell’influenza sono costantemente in via di mutazione quando replicano, perché si verificano piccoli errori, detti mutazioni, durante la trascrizione del genoma. Alcune di queste modifiche alterano le proteine virali, consentendo loro di replicare e sfuggire al controllo del sistema immunitario. I polli non sono vaccinati per l’Influenza Aviaria e i vaccini disponibili non sono comunque in grado di proteggere verso tutti i ceppi di Influenza Aviaria, quindi ogni ceppo richiede un vaccino diverso. Inoltre, anche se un soggetto è vaccinato per i ceppi giusti, possono sempre verificarsi mutazioni che impediscono al sistema immunitario di riconoscere il virus, anche se è del medesimo ceppo vaccinale.

Tutti i virus hanno anche il potenziale di subire un processo detto di riassortimento, che avviene quando due o più ceppi di Influenza infettano lo stesso animale, il che consente loro di scambiare parte del proprio genoma. Il virus che ne deriva è potenzialmente in grado di avere caratteristiche differenti rispetto ai ceppi originali, come la capacità di replicare anche su specie diverse.

I virus influenzali come H5N1 o H7N9 sembrano poter infettare anche le persone, come si evince dai casi avvenuti prevalentemente in Asia meridionale; i virus sono stati trasmessi direttamente dagli avicoli, senza il passaggio tra umano ed umano.

Le variazioni nella genetica virale, che avvengono tramite mutazioni e riassortimenti, rendono assai difficile prevedere come il virus dell’Avaria si diffonda in una popolazione e se i vaccini in uso possano essere effettivamente validi per i ceppi in circolazione. I programmi di ricerca del Pirbright Institute sono in costante evoluzione per cercare di comprendere il virus e trovare la maniera migliore per prevenirne la diffusione.

A cosa serve la ricerca?

Holly Shelton e Munir Iqbal dell’Istituto Pirbright stanno effettuando delle ricerche per determinare le caratteristiche dei virus influenzali e le loro mutazioni. Studiare l’Influenza Aviaria nei suoi aspetti molecolari consente di comprenderne l’evoluzione, superando l’immunità, e di analizzare come le variazioni del genoma possano alterare la gravità della malattia e la sua capacità di passare a specie differenti.

Il gruppo di lavoro studia l’identificazione tramite marker genetici per i tratti specifici della malattia, che possono essere poi utilizzati nei sistemi di monitoraggio e fornire così una previsione sui ceppi capaci di causare pandemia. Per esempio, Shelton studia quali caratteristiche consentano ai virus di diventare resistenti ai medicinali antivirali usati attualmente nelle infezioni umane, con una sorveglianza che fornirà allarmi precoci sui virus che potrebbero passare all’uomo e diventare quindi difficili da controllare.

Il gruppo studia anche quanto tempo occorre ai virus influenzali per adattarsi a una nuova specie. Stabilire quali ceppi possano adattarsi rapidamente e identificare le variazioni genetiche avvenute, consentendo al virus di infettare le cellule, facilita la sorveglianza e potenzialmente le tecniche per prevenire queste mutazioni. La vaccinazione e la diagnosi tempestiva sono importanti per la prevenzione e il controllo, ma ancora non è possibile proteggere verso tutti i ceppi di virus influenzali.

Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Iqbal studia invece i siti in cui il virus prevale sul sistema immunitario, evitando una rapida risposta e un blocco dell’infezione. Ciò aiuta a valutare i ceppi vaccinali comparandoli con quelli di campo, e a sviluppare vaccini più efficaci.

Inoltre, Iqbal ha elaborato dei vaccini multivalenti che proteggono polli e anatre da diversi sottotipi di influenza in contemporanea, insieme a un kit per la diagnosi rapida di diversi sottotipi, da effettuarsi direttamente in allevamento.

Fonte: Istituto Pirbright