Il benessere animale negli avicoli: problemi nel controllo ufficiale

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Le galline ovaiole in sistemi alternativi

Il lavoro analizza alcuni degli aspetti principali nella valutazione del benessere degli animali in certe fasi della filiera avicola. In questo articolo l’aspetto è analizzato con riferimento alle galline ovaiole in sistemi alternativi, considerando le normative vigenti e mostrando i punti deboli di alcune previsioni.

Uno dei principali problemi che si incontrano, nelle varie fasi di produzione, è quello di valutare le metodiche utilizzate dai vari operatori, controllando se vi sia omogeneità di lettura dei parametri. Infatti, a fronte di metodiche valutabili tramite idonee e oggettive strumentazioni, ne esistono altre, assai dipendenti dal giudizio del controllore. Inoltre, spesso non sono chiare le modalità di applicazione (numero di controlli, tempistica di ciascuno, ecc), che vanno uniformate, adattandole alle richieste della normativa comunitaria vigente, a cui faremo riferimento punto per punto.

Gas

La direttiva CE 98/58, punto 10 dell’allegato, stabilisce che le concentrazioni di gas (HN3 e CO2) “devono essere mantenute entro limiti non dannosi per gli animali”.

  • Spesso i controllori si basano su percezioni proprie, ma tale dato è legato alla sensibilità del singolo soggetto. Sarebbe opportuno, quindi, utilizzare rilevatori di gas ben tarati per ottenere dati condivisibili. Resta comunque il problema di quando fare le rilevazioni (orario, stagione, momento del ciclo, ecc.) e quante volte ripeterle.

Luce

La direttiva 1999/74/CE, punto 3 dell’allegato, richiede livelli di luce tali da consentire agli animali di vedersi l’un l’altro. Dopo la pulcinaia occorre quindi avere un programma luce tale da fornire un ritmo circadiano di 24 ore, onde favorire il normale comportamento, includendo un periodo oscurità sufficiente e ininterrotto pari ad almeno 1/3 della giornata (8 ore), in modo da consentire il riposo ed evitare problemi oculari e di immunosoppressione.

  • In genere, se l’illuminazione è tale da consentire la lettura del giornale (o della check list di controllo) la si ritiene sufficiente, perché si aggira attorno ai 20 lux. Come strumentazione è invece opportuno utilizzare un luxmetro (ne esistono anche per cellulari, ma il loro valore è dubbio) ed è bene ricordare che andrebbe valutato tutto il capannone, o almeno l’80% della superfici

Tramonto/alba

La direttiva 1999/74/CE, paragrafo 3 dell’allegato, richiede l’applicazione di periodi di alba e tramonto, quindi con luce crescente e calante, in modo da favorire la sveglia e il riposo senza arrecare disturbo agli animali e permettendo loro di “sistemarsi senza confusione e ferite”.

  • Alcuni capannoni sono attrezzati con appositi reostati, mentre altri usano l’artificio di alternare l’accensione e lo spegnimento delle varie linee di illuminazione, in modo da ottenere una certa gradualità nelle fasi di passaggio notte/dì, evitando l’accensione e lo spegnimento immediati. Resta però il problema di quanto fare durare questa fase (5, 10, 15 minuti?).

Trespoli

La direttiva 1999/74/CE, art 4, richiede trespoli senza angoli taglienti, montati alla distanza di 30 cm tra loro, ma non sovrastanti le zone coperte di lettiera, e a una distanza di almeno 20 cm dalla parete: ogni gallina deve avere almeno 15 cm di trespolo a disposizione.

  • La valutazione dei 15 cm per ovaiola è semplice da misurare; più complesso è avere trespoli a sezione rotonda e della dimensione adeguata. A volte, inoltre, vengono montati con soluzioni “originali” (ad esempio tutti in verticale tra loro, con conseguente caduta di feci sulle galline dei piani inferiori, oppure montati all’altezza dello slat, il che causa l’accumulo di deiezioni e uova).

Lettiera

Nell’art. 4, punto e) della direttiva 1999/74/CE si richiedono a capo almeno 250 cm2 di lettiera, che deve ricoprire almeno un terzo della superficie disponibile.

  • Anche questo parametro è relativamente facile da controllare: infatti, in base alla superficie disponibile, si desume il numero di galline accasabili che possano disporre degli spazi sopra citati. A volte alcuni allevatori adottano delle soluzioni che aumentino la superficie al di sopra dei nidi oppure lateralmente, aggiungendo delle Non sempre esse paiono accettabili, ma, in qualsiasi caso, queste superfici devono essere ricoperte da lettiera friabile e asciutta.
  • Un altro problema riguarda i cosiddetti giardini d’inverno (wintergarten), che sono considerati superficie utile, ma che, in caso di emergenze sanitarie (come ad esempio in caso di Influenza Aviaria) possono essere resi non accessibili dalle autorità, con conseguente minore spazio di lettiera disponibile.

Polvere

La direttiva 98/58/CE, punto 10 dell’allegato, richiede che la polvere rimanga entro limiti non pericolosi per gli animali.

  • Solitamente la pulverulenza viene percepita dal singolo operatore, quindi in maniera poco oggettiva. In alternativa viene suggerita una semplice metodica, che consiste nel porre un foglio nero all’ingresso del capannone; al termine del giro di controllo è possibile raccoglierlo e controllare la quantità di polvere che vi si è depositata. Anche in questo caso, però, non sono stabiliti i tempi di esposizione e il significato da attribuire allo spessore di polvere che si è formata. Inoltre, manca una definizione dei livelli pericolosi di pulverulenza.

Temperatura e umidità

La direttiva 98/58/CE, punto 10 dell’allegato, chiede che temperatura (T) e umidità (UH) siano contenute entro limiti non dannosi per gli animali.

  • La temperatura è facile da valutare con la strumentazione del capannone, quasi sempre disponibile, mentre l’autorità competente non sempre dispone di rilevatori di temperatura e umidità Inoltre non esistono parametri di T e UH definiti per le galline ovaiole, come non sono definite le frequenze del rilevamento o le ore del giorno in cui effettuarlo.

Ventilazione

Sempre al punto 10 dell’allegato, la direttiva 98/58/CE prevede una ventilazione tale da evitare il surriscaldamento degli animali, o, se necessario, in inverno, da associare al riscaldamento, per rimuovere l’umidità in eccesso.

  • Anche la valutazione di questo aspetto è attualmente assai legata al singolo operatore: infatti raramente vengono usati anemometri (e per di più tarati) per valutare la velocità della ventilazione, e neppure viene calcolato il ricambio di aria sulla base delle condizioni climatiche o fisiologiche degli animali. Questo aspetto, in particolare, richiederebbe una specifica conoscenza sia della tecnologia della ventilazione che della fisiologia degli animali, non sempre presenti nel bagaglio culturale del controllore, soprattutto la prima.

Pavimentazione

La direttiva 1999/74/CE, all’art 4, richiede una pavimentazione tale da sostenere l’appoggio di tutte le dita di ciascuna zampa.

  • I sistemi alternativi, oltre alla possibilità di avere il pavimento ricoperto di lettiera, possono avere una superficie di slat o legno, il cui stato va controllato costantemente per rilevare eventuali parti mancanti o rotte che, se taglienti o appuntite, possono provocare danni agli animali.

Sistemi multipiano

Sempre all’art 4, la direttiva 1999/74/CE prevede per le galline un libero movimento tra i vari livelli, che non devono superare il numero di quattro, con distanza tra loro di 45 cm in altezza, con abbeveratoi e mangiatoie distribuiti in modo uniforme e con una disposizione tale da evitare la caduta di materiale fecale sui soggetti sottostanti.

  • Spesso i sistemi multipiano sono moderni e derivano da una estesa interpretazione della vigente normativa, piuttosto che da un adattamento di capannoni precedenti, come avviene nell’allevamento a terra o con solo slat, pertanto le soluzioni che adottano sono spesso in linea con la legislazione.

Nidi

Ancora all’art. 4 della stessa direttiva si richiede almeno un nido ogni 7 galline, oppure un nido famiglia di almeno 1m2 ogni 120 soggetti. Non ne sono però definiti né le dimensioni né i materiali, solo la pavimentazione, che deve essere tale da favorire l’ovodeposizione.

  • Con i nidi singoli è sufficiente contarne il numero rispetto alle galline presenti. Invece, nel caso dei nidi famiglia, occorre misurare le dimensioni di uno, prendendolo poi come parametro da moltiplicare per il numero dei nidi presenti e per le galline accasabili.