Durante tutto il ciclo produttivo è importante mettere in attico buone pratiche di gestione e trattare i soggetti in maniera adeguata; il modo in cui sono gestiti ha infatti un impatto fondamentale sul loro benessere e sulla loro produttività.
Le interazioni positive con gli addetti alla gestione migliorano le condizioni di vita e le performance degli animali, mentre al contrario quelle improprie influenzano negativamente il benessere degli animali, provocando stress e paura. Questi ultimi aumentano i rischi per la sicurezza, sia per gli animali che per le persone e diminuiscono la qualità finale della carne.
Gestire i soggetti avicoli non è un processo semplice e coinvolge gestore, animali e strutture. Tutti questi elementi sono interdipendenti, il che significa che ciascuno deve considerarsi strettamente interconnesso con l’altro per ottenere una gestione che sia efficace e dia buoni risultati. La facilità di trattamento differisce in base all’esperienza precedente, alle caratteristiche della razza, allo stato fisiologico e al sesso. Gli animali hanno memoria a lungo termine e ricorderanno molto bene tutte le esperienze negative. Se mal gestiti in passato, saranno più stressati e difficili da trattare. Inoltre, i metodi di gestione inadeguati e le strutture mal progettate causano un ulteriore stress che può portare a una maggiore incidenza di lesioni e patologie.
È essenziale che siano messe in atto buone pratiche di gestione in strutture idonee per ridurre al minimo lo stress e migliorare la sicurezza dei lavoratori. Quando si lavora con gli animali, il Codice di Buone Pratiche per la loro cura e la gestione richiede che gli addetti conoscano il comportamento dei soggetti e abbiano sviluppato una certa competenza nelle tecniche di trattamento dello stress. Più esperto è chi gestisce, migliore sarà la sua capacità di predire e interpretare la risposta di un animale. L’abilità di comprendere la reazione di un animale è uno degli aspetti più importanti della gestione.
Un altro concetto fondamentale per gli addetti ai lavori è rappresentato da una buona conoscenza dello spazio di sicurezza e dal punto di equilibrio dei soggetti. Lo spazio di sicurezza è dato dalla delimitazione di un’area personale, cioè la distanza minima che un animale manterrà tra sé e una potenziale minaccia. È importante notare che la concezione dello spazio di sicurezza varia tra gli animali e la dimensione soggettiva dipenderà dalla profondità, dall’approccio del gestore e dalla situazione di stress o di eccitazione. Un buon gestore saprà quando entrare nella zona di sicurezza di un soggetto e quando ritirarsi, in modo che gli animali si muovano con calma e tranquillità nella direzione desiderata.
Il punto di equilibrio è invece localizzato sulla spalla dell’animale. L’animale si muoverà in base al modo in cui il gestore passa il suo punto di equilibrio (ad esempio l’animale si sposta in avanti se il gestore passa il punto di equilibrio nella direzione opposta). Gli animali possono anche essere addestrati utilizzando il punto di equilibrio per muoversi nelle direzioni desiderate senza provocare stress.
Se utilizzati correttamente, gli strumenti di gestione possono essere efficienti in modo sicuro ed etico.
Il Codice di Buone Pratiche per la cura e la gestione degli animali da allevamento richiede inoltre che gli animali non siano trattati in modo aggressivo e ritiene inaccettabile il maltrattamento volontario. Nei casi di gestione aggressiva e di maltrattamento, piuttosto che concentrarsi sul fattore negativo, l’industria deve promuovere miglioramenti, cercando di trovare nuove vie per ottimizzare le tecniche di gestione e di buone pratiche, affinché sia garantito e potenziato il benessere. Uno dei modi per raggiungere questo obiettivo è assumere del personale competente e addestrato, con un atteggiamento sicuro e positivo verso gli animali, che ne conosca e comprenda il comportamento e ne possa agevolmente interpretare le azioni, senza rischi.