Suggerimenti per il controllo dell’umidità della lettiera nei mesi invernali

Michael Czarick - Extension Engineer – Università della Georgia

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Quali sono i passi fondamentali per il controllo dell’umidità della lettiera durante l’inverno? Il presente articolo fornisce delle brevi linee guida per consentire di rimuovere l’umidità nella lettiera anche nei mesi più freddi.

Tre sono i punti fondamentali per tenere sotto controllo l’umidità della lettiera in allevamento: aria fresca, riscaldamento e flusso d’aria. L’aria fresca è necessaria per trasportare l’umidità in eccesso dall’interno del capannone verso l’esterno. Il calore serve per incrementare la temperatura e la capacità di ritenzione dell’umidità dell’aria fresca in ingresso, mentre il flusso dell’aria aiuta ad estrarre l’umidità dalla lettiera in modo che possa essere espulsa fuori. Un ottimo programma di controllo dell’umidità deve includere tutti e tre questi punti.

Per esempio, se si immette aria fresca e la si fa circolare sulla lettiera senza riscaldarla, è difficile che la lettiera possa asciugarsi. Nello stesso modo, se si riscalda e si fa circolare l’aria, ma non si ha il ricambio d’aria, non si può mantenere asciutto il capannone. Per rimuovere in modo efficace e a fondo l’umidità sono dunque indispensabili il ricambio d’aria, il flusso e il riscaldamento.

Per gestire l’umidità in allevamento servono ventilatori a tempo per il ricambio d’aria, stufe e riscaldatori per fornire calore supplementare, e principalmente, prese d’aria in ingresso che aiutano a condizionare, riscaldare ed asciugare l’aria fresca in entrata e favorirne il flusso sulla lettiera. L’efficacia di tale procedura dipende in larga parte dal tipo di struttura, in quanto è necessario applicare il giusto condizionamento prima di trattare la lettiera.

L’aria fresca e umida che entra attraverso le fessure dei muri tramite le pale dei ventilatori, le porte, i tunnel, le tende ecc, ha la tendenza a ricadere velocemente sul pavimento, raffrescando i soggetti e rimuovendo un po’ di umidità dalla lettiera. Di conseguenza, più aria entra attraverso le fessure, più difficile è tenere sotto controllo l’umidità della lettiera. Per esempio, se si effettua una ventilazione minima con tre ventilatori di 36” in un capannone non molto ben strutturato ed isolato (test pressione statica < 0,05”), più del 50 % dell’aria fresca entrerà attraverso le fessure e non tramite le prese dei muri laterali. Ciò implica che sarà meno della metà dell’aria fresca in ingresso a controllare l’umidità della lettiera. Viceversa, in un capannone con buona tenuta (test pressione statica >0,20”) è possibile convogliare più dell’80 % dell’aria fresca in ingresso.

Una volta che si è provveduto a rendere un capannone ben isolato, deve essere posta particolare attenzione al sistema delle prese in ingresso, cioè se sono state settate in modo adeguato per ottenere il massimo riscaldamento dell’aria in entrata, prima che questa sia diretta verso il pavimento. L’ideale sarebbe convogliare l’aria lungo il soffitto fino al centro del capannone e solo dopo direzionarla delicatamente verso il pavimento. Essenzialmente, si massimizza la distanza del percorso lungo il soffitto, cosicché il flusso in ingresso sia riscaldato in modo appropriato dall’aria calda che si raccoglie sotto il soffitto, grazie al riscaldamento e al calore prodotto dai soggetti.

Come l’aria si muove lungo il soffitto, la temperatura aumenta e l’umidità relativa diminuisce, rendendo più agevole asciugare la lettiera senza raffreddare i soggetti. Inoltre, le prese d’aria d’ingresso creano un modello di circolazione dell’aria benefico: l’aria che vi proviene si dirige verso la parte più elevata del soffitto, per poi ricadere verso il pavimento, rimuovendo l’umido dalla lettiera. L’esatta pressione ed apertura delle prese necessarie per condizionare l’aria fresca in ingresso variano da capannone in capannone, ma in generale risultano essere più funzionali con una pressione statica tra lo 0,07” e 0,12” e un’apertura di circa 5 cm (2 pollici).

L’apertura e la pressione ottimali delle prese dipendono da un’ampia varietà di fattori, fra cui il tipo di presa, la collocazione, l’ampiezza del capannone, la superficie liscia del soffitto e la differenza tra la temperatura esterna e quella interna. Come nella maggior parte dei casi, bisogna procedere per tentativi per determinare quale sia la combinazione migliore per fornire un flusso d’aria ottimale.

Uno dei modi migliori per visualizzare il tipo di flusso d’aria delle prese d’aria è quello di appendere piccoli pezzi di un nastro VCR o di altro tipo al soffitto, ogni metro e mezzo circa dalla pareti laterali, fino alla punto più alto del soffitto. Fatto questo, si osserva poi se i primi nastri si muovono piuttosto velocemente e se gli ultimi, vicini al punto più elevato del soffitto, si muovono appena. Un altro modo di determinare se le prese d’ingresso dell’aria sono state settate in modo appropriato è prestare attenzione a che la temperatura del capannone non diminuisca durante i primi 30 secondi quando le pale sono operative al minimo. Infatti, negli allevamenti di soggetti di taglia più pesante, la temperatura del capannone di solito aumenta di un grado o anche di più nei minuti in cui le pale di ventilazione operano al minimo in un capannone isolato con prese d’aria alla pareti adeguatamente settate.

Se la temperatura diminuisce velocemente all’attivazione dei timer di ventilazione, significa che l’aria in ingresso non è condizionata in modo adeguato, prima di essere diretta verso il pavimento, rendendo così più difficile togliere l’umidità dalla lettiera.

È importante notare che un calo improvviso nella temperatura del capannone può essere anche sintomo di troppi timer in funzione. Idealmente, in presenza di soggetti giovani, un produttore non dovrebbe usare più di un cfm (piedi cubici al minuto) di potenza del timer di ventilazione per metro quadro di spazio (per esempio, in un capannone di 40’x 500 = 20.000 cfm – due ventilatori da 36”) e non più di due cfm per metro quadro per i soggetti più maturi (per esempio, 40” x 500” = 40.000 cfm – quattro ventilatori da 36”).

L’obiettivo è di non sovraccaricare il capannone con una quantità elevata di aria fresca, ma piuttosto, immettervi un volume minore di aria per un periodo di tempo più esteso, in modo da non causare grandi variazioni nella temperatura e nella qualità dell’aria. Per esempio, è più efficace usare due ventilatori da 36”, azionandoli 1 minuto ogni 5, che far funzionare 4 ventilatori da 36” per 30 secondi ogni 5 minuti.

Come si stabilisce il tempo necessario per il timer di ventilazione? Poiché l’obiettivo è cercare di controllare l’umidità, un modo può essere quello di utilizzare un programma di ventilazione al minimo, sulla base del consumo di acqua del soggetto. Più acqua beve il soggetto, più ce ne sarà da togliere e più tempo dovranno operare i ventilatori.

In realtà, il miglior metodo per determinare quanto tempo devono essere operativi i timer di ventilazione consiste semplicemente nel monitorare l’umidità relativa nell’aria. L’umidità ottimale si colloca tra il 50 e il 60 %. Se è troppo elevata, bisogna aumentare il tempo operativo di funzionamento delle ventole, se troppo bassa bisogna diminuirlo.

È importante notare che un programma di settaggio adeguato delle prese porterà un certo flusso d’aria sopra la lettiera, che non è sufficiente in sé per assicurare la massima rimozione di umidità. Il problema sta nel fatto che, sebbene sia vero che le prese – se settate in modo adeguato – producono un flusso d’aria sulla lettiera, nella maggior parte delle situazioni, soprattutto con i soggetti più giovani, lo fanno solo quando i ventilatori di scarico sono operativi, che è spesso meno della metà del tempo in questione. Quando essi non sono operativi, l’aria tende a restare ferma e non rimuove l’umidità. Un altro problema che si può verificare nel tentativo di tenere il riscaldamento al minimo, è l’incremento dell’umidità relativa nel periodo più freddo sino al 60-70 %, in confronto al dato ottimale di 50-60 %. L’umidità più elevata rende più difficile essiccare la lettiera. L’impatto negativo di un’umidità relativa più elevata può essere risolto aumentando il flusso di aria sopra la lettiera. Il modo migliore per superare questi problemi è utilizzare un sistema di ventilatori a ricircolo che, non solo elimina la stratificazione e crea una situazione più uniforme nel capannone, ma soprattutto è in grado di incrementare il livello di movimento dell’aria sopra la lettiera per favorire la rimozione dell’umido. Un adeguato ricircolo muove l’aria gentilmente attraverso la lettiera, senza causare danni o fastidi ai soggetti. Idealmente, le ventole di ricircolo dovrebbero essere azionate in modo continuativo per massimizzare la rimozione di umidità, ma può essere necessario spengerle temporaneamente quando i timer sono operativi, se interferiscono con il tipo di circolazione di aria creato dalla prese.

I produttori sono particolarmente interessati a come fare per tenere sotto controllo l’umidità della lettiera nei mesi più freddi, mantenendo bassi i costi di riscaldamento. Anche se è necessario il calore per ridurre l’umidità nella lettiera durante i mesi più freddi, i tempi e la quantità dipendono in gran parte dalle prestazioni del sistema di prese di ingresso dell’aria del capannone. Se una struttura ha una buona tenuta, i tassi di scambio possono essere regolati in modo più appropriato e l’aria in ingresso dalle prese è massima, il che implica un miglior condizionamento ed utilizzo del calore prodotto dal sistema di riscaldamento e dai soggetti.

Anche se può sembrare difficile tenere sotto controllo l’umidità della lettiera, in realtà risulta fattibile se si adottano adeguate misure di gestione dell’aria in ingresso e dell’umidità relativa del capannone. Una gestione appropriata della lettiera comporterà un buon ambiente per i soggetti, che ne gioveranno in salute e forniranno prestazioni migliori.

Dagli Atti del “Midwest Poultry Federation Convention”, St. Paul, Minnesota, U.S.A.