Aspetti pratici della nutrizione, uso della fibra grezza e problemi di digeribilità dei mangimi avicoli

Robert Pottgüter - Lohmann Tierzucht

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Cosa vuol dire includere la fibra grezza nei mangimi per uso avicolo e cosa implica? Se un nutrizionista tratta questo argomento con gli allevatori di ovaiole, si trova spesso, ancora oggi, davanti a incomprensioni e sorrisi imbarazzanti.

Ogni allevatore che sia avicolo o no, sa che la fibra grezza è importante per l’alimentazione degli animali da reddito, ma questo vale anche per le ovaiole? A volte, a questa domanda, cioè quando si parla di fibra grezza nella nutrizione avicola, chi si occupa di formulazioni e mangimi per uso avicolo, replica con un sorriso amichevole, un po’ incomprensibile, quando suggerisco che dovrebbe essere incluso un minimo di fibra nelle formulazioni per galline ovaiole. Se si prende in esame in dettaglio la letteratura internazionale e si collabora in stretto contatto con i colleghi di vari Paesi, balza subito agli occhi che questo argomento è ritenuto molto interessante. Gli studi sul comportamento delle ovaiole sono sempre più diffusi e i risultati dei test dimostrano chiaramente che le fibre grezze hanno un effetto positivo su questo tema complesso. La ricerca e la pratica indicano che c’è una correlazione positiva fra alti valori di fibra e la consistenza e il contenuto in umidità delle feci e la salute intestinale in generale, con risvolti sulla qualità della lettiera.

Definizione di fibra grezza
Le espressioni, fibra grezza e fibre, sono spesso equiparate. Questo perché fibra grezza è un’espressione che è stata utilizzata per molto tempo. Il termine fibra grezza proviene dall’analisi del mangime per uso animale, più precisamente dall’analisi di Weender, nata nel 1864. L’analisi di Weender rileva i diversi componenti o sostanze del mangime per animali e la loro relazione reciproca, e consente una stima approssimativa della digeribilità. Il valore, “fibra grezza” descrive vari materiali strutturati, che sono insolubili in acidi diluiti e soluzioni alcaline, incluso un gruppo amorfo di componenti del mangime, difficili o impossibili da digerire, e che quindi si sono fatti una “cattiva reputazione” nella nutrizione avicola.

Origini della fibra grezza
La fibra grezza viene utilizzata più o meno inevitabilmente in tutte le formulazioni, essa ufficialmente non contribuisce al valore nutrizionale di un mangime per avicoli, ma comunque deve essere dichiarata come valore nel cartellino; quindi il contenuto di fibra grezza è incluso a scopo informativo in tutti i calcoli e arricchimenti nutrizionali.
Generalmente, nelle formule mangimistiche a uso avicolo, non è stabilito alcun requisito minimo di fibra grezza; un valore di massima serve esclusivamente a garantire che il valore dichiarato da cartellino non venga superato. Pertanto, quando sono utilizzate diverse fibre grezze, il valore effettivo di questa oscilla all’interno di un intervallo che va da circa 2,5%, in un mangime a base di mais-soia, fino a 6,0 – 7,0% in un mangime con orzo, farina di semi di girasole e sottoprodotti di cereali come la crusca. Il contenuto in fibre grezze di un mangime avicolo, se da una parte è correlato al contenuto energetico delle diverse materie prime, dall’altra dovrebbe essere maggiormente considerato nella preparazione di formulazioni per galline ovaiole.

Fabbisogno di fibra grezza nella nutrizione avicola
Vecchie raccomandazioni sull’alimentazione consigliavano un valore massimo di fibra inclusa nel mangime, ma si è visto che per vari motivi, è necessario stabilire anche un valore minimo, in quanto le materie prime utilizzate per gli avicoli altamente performanti di oggi, sono ricche di energia e relativamente scarse in fibra grezza.
Inoltre, le formule contengono talvolta percentuali considerevoli di grassi. Ciò può spesso implicare un contenuto in fibra grezza inferiore al 3% nel mangime completo.
Dobbiamo quindi porre maggiore attenzione a un contenuto minimo di fibra grezza per le seguenti motivazioni:

– richieste per un adeguato sviluppo del tratto digerente negli animali (ad es. pollastre) per facilitare un adeguato consumo di mangime dall’inizio della fase di deposizione fino al picco;

– stimolazione dello sviluppo dello stomaco muscolare;

– stabilizzazione della flora intestinale e quindi miglioramento della consistenza fecale con migliore qualità della lettiera in allevamenti alternativi, con meno uova sporche.

– prevenzione dei disturbi digestivi;

– influenza sul comportamento degli animali e quindi riduzione della tendenza alla plumofagia e al cannibalismo (specialmente nelle galline ovaiole).

Le raccomandazioni per ottimizzare la quantità di fibre grezze dipendono dall’età degli animali, dal tipo di avicoli e dallo scopo per cui vengono allevati.
In ogni caso, non dovrebbero essere superati i livelli raccomandati, perché la fibra incide sulla digeribilità dei nutrienti, e porta via spazio per proteine e energia che possono diventare il fattore limitante.
Alcune eccezioni sono rappresentate da quelle pratiche alimentari in cui viene usato un alto contenuto di fibra grezza in modo da limitare l’energia (ad es. nei riproduttori da carne). Inoltre, durante i periodi di non deposizione (pausa produttiva), il mangime per ovaiole viene di solito formulato con un livello più elevato di fibra.
Nel frattempo, si è riconosciuto l’uso positivo della fibra grezza nell’alimentazione per molte razze avicole ed è stata anche ampliata la gamma delle materie prime utilizzate nel mangime: il mais è sempre stato il cereale preferito, ma oggi vengono utilizzati anche grano, oltre a sorgo, orzo, avena in misura limitata, e talvolta persino segale. Per quanto riguarda l’apporto di proteine, le principali materie prime utilizzate sono prodotti a base di soia, ma oggigiorno sono entrati nell’uso comune anche quelle a base di semi di girasole, colza, vari tipi di proteine da pannelli fermentati.
Queste materie prime, utilizzate come alternativa a mais e soia, mostrano tutte un maggior contenuto in fibra grezza e sono attualmente ampiamente utilizzate.
Inoltre, vale la pena menzionare anche i concentrati di fibra grezza a base di lignina, con un contenuto minimo del 60% in fibra grezza non digeribile; il loro uso si è dimostrato infatti valido sotto molti aspetti e, in particolare, offre il vantaggio di avere un minimo livello di inclusione, di circa l’1%, nelle formulazioni, che incide in maniera minima su tutte le altre materie prime.
In linea di principio, l’inclusione di un livello minimo in fibra grezza nelle formulazioni alimentari per avicoli non dovrebbe implicare una “diluizione dei nutrienti”, la cui conseguenza potrebbe essere una riduzione delle performance produttive, oppure un aumento del consumo di mangime.
Il possibile contenuto in fibre grezze in una formulazione è da un lato fortemente dipendente dalla disponibilità di materie prime e dall’altro, dalle concentrazioni in energia e nutrienti nelle formulazioni interessate.

Fibra grezza nell’alimentazione delle galline ovaiole – come procedere?

Le galline, durante le fasi di svezzamento e di produzione beneficiano in larga misura dell’aggiunta di fibra grezza nel mangime. Questa pratica viene adottata ormai da molto tempo regolarmente e, da qualche tempo, è anche analizzata dal punto di vista scientifico. In questo, la scienza distingue tra differenti proporzioni o frazioni di fibra grezza. La frazione, che dovrebbe essere esaminata qui più in dettaglio, è la parte non digeribile, come lignina e cellulosa.
Chi è esperto, conosce l’importanza dell’uso di fibra grezza per nei mangimi per galline e avicoli in generale, ma spesso la domanda è come integrarla nelle formulazioni per ovaiole. Innanzitutto, bisogna riconoscere che l’inclusione di fibra grezza nel mangime per galline ovaiole non dovrebbe ridurre la normale concentrazione di nutrienti, perché questo avrebbe un effetto negativo sulle performance dei soggetti. In secondo luogo, ciò dipende fortemente dalla disponibilità di materie prime con fibra, per esempio cereali, orzo, avena, qualsiasi forma di sottoprodotti dei cereali, girasole, prodotti a base di colza, distillers, erba medica e, infine, concentrati di lignocellulosa.
Tutte queste materie prime mostrano una concentrazione di nutrienti inferiore in confronto al mais e alla soia, che sono le più utilizzate per l’alimentazione avicola in tutto il mondo.
Per non ridurre la concentrazione totale di nutrienti nel mangime e come conseguenza della maggiore inclusione di fibra grezza, di solito si aumenta il contenuto in grassi o olii. Per tale motivo, deve essere sostanzialmente possibile dosare o includere del grasso e / o olio nelle formulazioni alimentari. Un livello maggiore di grasso nel mangime offre molti benefici durante lo svezzamento e la produzione delle ovaiole, per esempio migliora l’appetibilità della farina, e anche un’assunzione più uniforme del mangime.
Il livello complessivo di fibra grezza nel mangime per galline ovaiole durante lo svezzamento e la produzione è determinato o calcolato con il ben noto metodo lineare di ottimizzazione. Livelli di fibra del 6% in svezzamento e 5% in produzione sono raccomandati per migliorare le prestazioni produttive, la salute degli animali e il loro comportamento.
Sulla base di questa esperienza possiamo affermare il seguente concetto: la fibra grezza – non digeribile – non danneggia mai gli animali. Inoltre la conoscenza e l’uso di questo ingrediente sono sempre più diffusi nell’alimentazione avicola e nell’allevamento da carne in generale.

Sommario
In conclusione si pone la questione se, nell’allevamento avicolo e in particolare di galline ovaiole, il nutrizionista abbia dei “problemi” con la digeribilità delle fibre grezze o invece voglia considerarne l’uso. Sembrerebbe che sia arrivato il momento di un cambio di paradigma.

Bibliografia
Jeroch, Simon, Zentek – Geflügelern.hrung [Poultry Nutrition] – Ulmer-Verlag 2012
Pottgüter – Fibre in Layer Diets – Lohmann Information, Vol. 43, October 2008

Traduzione di Zootecnica International
Foto e grafici per gentile concessione di ©Lohmann Tierzucht
Tratto da Lohmann Poultry News, 1/2019