500 milioni di euro in 5 anni gli investimenti del Gruppo per l’integrazione, il rinnovamento e la qualificazione sostenibile delle proprie filiere. Francesco Berti, AD del Gruppo Amadori: “Urgente un programma di potenziamento delle produzioni e di stoccaggio delle principali materie prime per la mangimistica. Lavorare su PNRR, piani di sviluppo rurale e meno burocrazia per svolta decisiva”,
Il Gruppo Amadori ha partecipato all’edizione 2021 di FierAvicola, la manifestazione fieristica internazionale dedicata al settore avicunicolo che è tornata in presenza a Rimini.
Al centro del dibattito promosso dal Gruppo cesenate ci sono stati due temi di grande rilievo per il futuro della filiera avicola, una delle principali risorse del settore agroalimentare italiano: prezzi delle materie prime agricole e innovazione.
L’impatto negativo della pandemia da Covid-19 ha provocato un ulteriore incremento dei prezzi di soia e cereali destinati all’industria mangimistica, con pesanti ripercussioni su tutta la filiera e in particolare per gli oltre 6.200 allevamenti presenti sul territorio nazionale. “L’Italia sconta un pesante deficit di materie prime che ha raggiunto l’allarmante quota del 60%. Serve con urgenza un programma di potenziamento delle produzioni e di stoccaggio delle principali materie prime per la mangimistica, oltre che un piano proteine per l’alimentazione degli animali da allevamento” – ha evidenziato Francesco Berti, Amministratore Delegato del Gruppo Amadori.
Uno scenario complesso che potrebbe minare la solidità di una delle poche filiere agroalimentari autosufficienti a livello nazionale, che sta continuando a investire in innovazione. A tale riguardo, il Gruppo ha previsto un piano di investimenti di 500 milioni di euro in cinque anni destinato proprio ad aumentare i processi di integrazione della filiera, potenziare le produzioni e innovare gli allevamenti con particolare attenzione agli aspetti del benessere animale e della qualificazione sostenibile della filiera integrata.
“Per il settore agroalimentare, e in particolare per l’avicolo, è necessario un maggiore impegno verso i soggetti più esposti della filiera, gli allevatori. Nel PNRR, nei piani di sviluppo rurale, ma anche nella semplificazione burocratica serve una svolta decisiva per garantire un futuro a un settore strategico e distintivo” – ha concluso Berti.
Rispetto al mercato nazionale, gli asset valoriali del Gruppo hanno portato a risultati positivi su tutta la marca confezionata, con una performance in fatturato del +3% in totale e del +5% nel canale moderno, rispetto all’esercizio precedente, con un aumento delle vendite in baseline e minore incidenza promozionale. In questo contesto, la crescente attenzione del consumatore ai temi della salubrità, del benessere animale e della sostenibilità ha fatto registrare un andamento più che positivo delle linee premium a marchio Amadori, come Il Campese, Qualità 10+ e BIO. Una conferma della corretta strategia di lungo periodo adottata dal Gruppo, basata sullo sviluppo di filiere di eccellenza, 100% italiane e certificate. Positivo anche il mercato delle uova, con una domanda in crescita per le uova da allevamenti a terra, biologiche e da allevamenti all’aperto, che per Amadori rappresentano complessivamente quasi il 60% della produzione di filiera.