Strategie di prevenzione sanitaria in allevamento

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In avicoltura, la prevenzione di patologie in allevamento rappresenta la prima strategia di intervento per la salute degli animali. Negli ultimi anni sono stati istituiti nuovi regolamenti nazionali e comunitari in tema di biosicurezza con lo scopo di prevenire la diffusione di patologie virali.

Misure di biosicurezza in allevamento

Gli allevamenti avicoli fanno parte della cosiddetta filiera avicola, un sistema produttivo completamente integrato che parte dalla produzione di mangime, passa per gli incubatoi e per gli allevamenti di accrescimento, per arrivare alla fase di trasformazione del prodotto finale.

L’avicoltura rappresenta, per il nostro Paese, una delle più importanti attività zootecniche, essendo l’unico comparto, assieme a quello cunicolo, in grado di coprire i fabbisogni nazionali. Inoltre il tipo di carne, per la sua versatilità e grazie alla brevità dei cicli produttivi, riesce a venire incontro alle mutate esigenze di mercato con prontezza, mettendo a punto prodotti innovativi in base alle richieste del consumatore moderno.

Predisporre, in allevamento, dei programmi di gestione sanitaria che salvaguardino la biosicurezza negli allevamenti è di vitale importanza per il settore. I cambiamenti climatici, territoriali e l’aumento di viaggiatori e di scambi internazionali di animali, hanno infatti provocato il diffondersi di nuove patologie zootecniche.

La realizzazione di un buon sistema di biosicurezza in allevamento assume un valore trasversale e costituisce la prima linea di difesa nei confronti delle principali malattie epidemiche. La sua applicazione in allevamento è un punto critico della gestione del rischio a livello aziendale ed è diretta all’eradicazione dell’agente patogeno con conseguenze positive sul benessere e sulla produttività degli animali.

Le misure di biosicurezza comprendono una serie di prassi igienico-sanitarie per ridurre il rischio di introdurre virus, batteri, funghi o parassiti in allevamento. Le strategie cautelative, cui gli allevatori devono attenersi, includono dei requisiti strutturali che i capannoni e i locali devono avere; dettano i comportamenti a cui i visitatori e gli addetti devono attenersi; infine, indicano i programmi di disinfezione, di pulizia e di disinfestazione da attuare con periodicità e ogni volta sia necessario. Le buone pratiche di biosicurezza comprendono anche la gestione delle carcasse e dei rifiuti ingombranti o pericolosi, l’adempimento delle verifiche e dei campionamenti frequenti. Queste misure sono focalizzate a prevenire il contagio e la diffusione infettiva tra gli animali e garantiscono una maggiore sicurezza alimentare per il consumatore finale che è così completamente tutelato.

La prevenzione in allevamento diviene fondamentale nelle aree a zootecnia intensiva, dove si verificano tutte quelle condizioni che favoriscono la diffusione rapida delle infezioni, in quanto gli animali sono allevati in prossimità e, quindi, il contagio può essere più rapido e certo.

Ogni azienda deve sviluppare un programma di biosicurezza in base al proprio tipo di allevamento e alle proprie caratteristiche specifiche che preveda alcuni requisiti e che metta in atto varie misure fra le quali:

– un piano di azione con analisi dei rischi;

– misure adeguate per ogni rischio individuato;

– indicare il responsabile aziendale alla biosicurezza;

– documentare tutte le azioni intraprese;

– stilare una lista con i vari punti critici da consegnare agli addetti che indichino le regole per il personale, per i veicoli, per i visitatori, le disposizioni dei residui, la sanitizzazione dell’acqua e dei mangimi; il trattamento della lettiera;

– programmi di intervento rapido in casi di emergenza.

Le azioni che vengono intraprese in allevamento nei confronti di una malattia sono le misure d’intervento specifico e, per selezionare quelle più adeguate, è necessario conoscere il ciclo vitale dell’agente d’infezione. Ciò implica una corretta conoscenza delle modalità di trasmissione d, delle vie di ingresso dell’agente patogeno e della suscettibilità del potenziale ospite. Per tenere sotto controllo o eradicare una patologia si deve soprattutto interrompere il ciclo d’infezione e quindi la sua trasmissione. Uno dei compiti dell’epidemiologia è proprio quello di indicare i fattori che influenzano la comparsa e l’andamento di una malattia in una popolazione. La raccolta e l’elaborazione di queste informazioni è indispensabile per impostare azioni di prevenzione, profilassi, controllo ed eradicazione.

Gli allevamenti sono normalmente isolati dai centri abitati, per ragioni di impatto ambientale, ma anche di protezione delle specie allevate. Fra le misure cautelative indispensabili vi è infatti la richiesta di un’adeguata recinzione degli allevamenti con limitazioni dei punti di ingresso, la creazione di aree di quarantena per gli animali provenienti da altre strutture, la protezione dei capannoni da contaminanti esterni, un’adeguata distanza di collocazione tra un allevamento e un alto.

Il confine dell’allevamento è sempre perciò rigidamente stabilito e controllato per mezzo di recinzioni e percorsi presidiati ed anteposti rispetto all’ingresso ai fabbricati in cui ha luogo l’attività di allevamento.