Ventilazione naturale durante l’inverno negli allevamenti avicoli biologici

Morgan Hayes - USDA, ARS, U.S. Meat Animal Research Center, Clay Center, Nebraska, U.S.A.

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La maggior parte delle uova biologiche sono prodotte da galline che fanno uova di dimensioni maggiori rispetto a quelle impiegate nell’industria. I consigli qui riportati derivano da una crescente richiesta di interventi sulla corretta gestione ambientale in climi freddi.

Come funziona la ventilazione naturale

La ventilazione naturale si basa sulla premessa che l’aria fresca entra grazie a forze naturali. Esistono due tipi di ventilazione naturale: quella per convezione termica e quella legata al vento.

La convezione termica è il metodo primario nei mesi invernali, perché richiede un minor scambio di aria, mentre il vento fornisce la miglior ventilazione estiva, con uno scambio di aria maggiore.

In ogni caso, la ventilazione naturale è difficile da gestire, sia perché legata alle condizioni interne, sia perché dipende anche dal clima.

La convezione termica funziona perché l’aria calda sale. Nei capannoni a ventilazione naturale, i soggetti producono calore e, quindi, scaldano l’aria a livello del pavimento. Questa sale e viene poi rilasciata dai ventilatori. Gestire l’aria che entra e lascia il capannone, come pure l’altezza tra le diverse aperture, consente di regolare il tasso di ventilazione, sfruttando la convezione termica. Maggiore è l’apertura o la distanza tra ingresso ed uscita, maggiore sarà anche lo scambio di aria. In inverno, quando si cerca di mantenere costante la temperatura, oltre a chiudere le finestre vicino al soffitto, occorre limitare gli ingressi e le uscite per una diminuzione del ricambio di aria.

Se l’aria che entra nel capannone è lontana dall’uscita (per esempio, con le aperture a terra, nei gruppi free range che devono uscire ed entrare liberamente), il tasso di ventilazione sarà maggiore di quanto potrebbe essere se le aperture fossero vicino al soffitto.

Mentre la convezione termica è ideale per la ventilazione invernale, il vento costituisce invece un problema, dal momento che aumenta facilmente le correnti. La ventilazione dipendente dal vento si verifica quando quest’ultimo si infiltra nelle finestre. La velocità del vento e la sua direzione, come pure le aree di ingresso ed uscita dell’aria, influenzano la quota di ricambio. La ventilazione da vento aumenta nel caso in cui ci siano grandi fenestrature sul lato ventoso del capannone. Lasciare grandi finestre aperte aumenta notevolmente la ventilazione invernale, provocando l’arrivo di correnti fredde che raggiungono i soggetti avicoli.

Modi per limitare la ventilazione naturale

La ventilazione naturale viene gestita al meglio limitando gli ingressi e le uscite dell’aria. Nel caso di molti capannoni, le finestre hanno dimensioni definite perché vengono usate dalle galline per entrare ed uscire. Questi ingressi vicino al pavimento non sono ideali, sia per l’altezza che hanno, sia perché da essi possono inserirsi delle correnti fredde che raggiungono direttamente i soggetti. Se tali ingressi sono invece aperti nel lato meno ventoso del capannone, in inverno, è già una buona cosa. Le finestre devono essere facili da chiudere, in modo da diminuire il tasso di ventilazione. Correnti di aria corrono lungo tutto il capannone, ma sarebbe necessario che ci fossero delle sezioni chiudibili per tutta la lunghezza della struttura. Inoltre, è necessario trovare e limitare le fessure presenti nel capannone: potrebbero essere porte lasciate aperte o fnestrature laterali non ben chiuse.

Altre considerazioni gestionali

In aggiunta alla diminuzione del tasso di ventilazione, esistono anche altre opportunità gestionali per mantenere la temperatura. Per prima cosa, occorre isolare il capannone, specialmente le pareti laterali ed il tetto. L’isolamento conserva il caldo all’interno della struttura e può prevenire la condensa. Come secondo accorgimento, se il clima è estremamente freddo, potrebbe essere necessario chiudere le galline nel capannone o limitarne le ore di accesso all’aperto. Se i soggetti sono all’aperto al freddo, indipendentemente dalla temperatura del capannone, mangeranno più del necessario. La terza considerazione da tenere presente è che se il capannone resta freddo nonostante l’applicazione delle indicazioni precedenti, può diventare necessario riscaldarlo.

Se l’unico problema legato alle rigide temperature invernali è rappresentato dal fatto che le galline acquistino peso e depongano uova di dimensioni maggiori, allora si potrebbero adottare soluzioni nutrizionali che limitino l’energia del mangime. Diminuire il contenuto energetico delle razioni alimentari previene la formazione di uova grandi, ma diminuisce anche potenzialmente la loro produzione nei mesi invernali.

Dagli Atti del Midwest Poultry Federation Convention, St. Paul, Minnesota, USA