Sugli allevamenti animali è da tempo che in rete appaiono comunicazioni e video che risultano fuorvianti e forniscono un’informazione scorretta dal punto di vista tecnico e scientifico. Si afferma che la maggior pare delle malattie infettive che colpiscono l’uomo proviene da animali o da alimenti di origine animale: passa il concetto che l’incremento delle malattie infettive sia dovuto alla crescita globale degli allevamenti, anche in riferimento al contesto attuale caratterizzato dalla pandemia da SARS-CoV-2.
Non bisogna generalizzare
Generalizzare il fenomeno non ci pare corretto verso tutti quei Paesi che da anni adottano normative stringenti sugli allevamenti animali e che le seguono con buone pratiche.
In Italia, come in Europa, la prevenzione di patologie all’interno degli allevamenti animali rappresenta un caposaldo per la salute degli animali. Sono stati istituiti nuovi regolamenti nazionali e comunitari in tema di biosicurezza all’interno degli allevamenti con lo scopo di prevenire e eradicare la diffusione di patologie virali e queste norme vengono costantemente aggiornate.
Pratiche virtuose negli allevamenti e analisi del rischio in Italia e in Europa
Le misure adottate sono il risultato dell’analisi dei rischi basate sull’esperienza pregressa, dirette a prevenire ogni forma di contagio infettivo tra gli animali e all’esterno. Il rispetto delle regole, insieme ai numerosi controlli di medici veterinari e di Enti competenti, garantisce la sicurezza alimentare dei consumatori nella Ue.
Si tratta semmai della necessità di imporre l’adozione di pari regole e buone pratiche a quelle zone e a quegli allevatori che producono ancora in modo non corretto, senza una regolamentazione adeguata e senza controlli. Magari proprio quegli stessi Paesi che esportano, attuando una concorrenza sleale verso chi produce in regola.
Anche le associazioni di categoria e il mercato stesso svolgono un ruolo fondamentale nel miglioramento costante delle tecniche di allevamento e dei prodotti finali, contribuendo al raggiungimento dell’eccellenza del settore.
Il ruolo della ricerca
Nei Paesi virtuosi, la ricerca scientifica, condotta in modo costante e con investimenti cospicui, offre dati dettagliati e sempre aggiornati sullo stato sanitario degli animali allevati, fornendo soluzioni immediate a ogni eventuale problema.
Nel contesto della recente pandemia, alcune settimane fa, il Friederich Loeffler Institute tedesco ha iniziato a studiare l’infezione da SARS-CoV-2 in suini, polli, pipistrelli della frutta e furetti.
I primi risultati hanno dimostrato che i pipistrelli della frutta e i furetti sono sensibili all’infezione da SARS-CoV-2, mentre i suini e i polli non lo sono affatto.
Avicoli e suini sono stati testati in quanto animali da allevamento e dunque in stretto contatto con l’uomo. I test intendevano verificare se gli animali si infettavano, se mostravano sintomi dell’infezione e se il patogeno si replicava. In condizioni sperimentali, né i suini né i polli sono risultati soggetti all’infezione da SARS-CoV-2: il virus non li colpisce e pertanto non rappresentano un rischio potenziale diretto o indiretto per la salute umana.