Verso broiler a crescita lenta? Le opinioni degli stakeholder britannici

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Uno studio condotto nel Regno Unito analizza vantaggi, ostacoli e percezioni legate alla possibile transizione verso razze avicole a crescita più lenta. Uno scenario che richiama dinamiche e sfide comuni anche all’avicoltura europea.

Introduzione

La transizione verso broiler a crescita lenta è un tema sempre più centrale nel dibattito sull’evoluzione dell’avicoltura moderna. Spinta dalle richieste di benessere animale, da iniziative della GDO e di ONG e da proposte normative in discussione a livello europeo, questa trasformazione pone interrogativi concreti a tutta la filiera. Uno studio condotto nel Regno Unito esplora le opinioni di 30 rappresentanti del settore – inclusi allevatori, veterinari, aziende di genetica, distributori, ricercatori, ONG e autorità pubbliche – offrendo una panoramica utile anche per comprendere le dinamiche italiane.

Crescita lenta: una scelta etica o un compromesso produttivo?

Lo studio conferma che i broiler a crescita lenta sono percepiti come più rispettosi del benessere animale, grazie a una minore incidenza di problemi locomotori, cardiovascolari e comportamentali. Tuttavia, non mancano le perplessità da parte di allevatori e tecnici veterinari, che evidenziano criticità legate a:

  • Maggiore durata del ciclo produttivo e minor efficienza alimentare.

  • Costi di produzione più elevati.

  • Difficoltà nella gestione sanitaria in allevamenti estensivi o semi-estensivi.

Cosa pensano i consumatori e i supermercati

Le grandi catene della distribuzione (GDO) mostrano interesse verso prodotti più etici e sostenibili, anche per differenziarsi sul mercato. Tuttavia, i responsabili intervistati segnalano un rischio concreto di perdere competitività a causa dell’aumento dei costi. Anche i consumatori sono favorevoli in linea di principio, ma spesso non disposti a sostenere un prezzo significativamente più alto.

Chi guiderà la transizione?

Secondo i ricercatori, il passaggio verso broiler a crescita lenta non può essere affrontato come una semplice scelta di genetica: si tratta di una trasformazione sistemica del sistema alimentare, che richiederà:

  • Coordinamento tra tutti gli attori della filiera.

  • Sistemi di etichettatura chiari e trasparenti.

  • Supporto istituzionale e incentivi economici.

  • Campagne di educazione al consumo.

Uno spunto per l’Italia

Anche nel nostro Paese il tema è all’ordine del giorno, con aziende che iniziano a sperimentare razze alternative, filiere dedicate e nuovi modelli di allevamento. La ricerca britannica offre uno spunto di riflessione concreto, utile per valutare opportunità, ostacoli e visioni differenti lungo la catena del valore. Una transizione possibile, ma che richiede pianificazione, dialogo e visione strategica.


Fonte

Abeyesinghe S.M., Stanley I., Nicol C.J., Cardwell J.M. (2025). Stakeholder views on shifting UK chicken meat production to slower-growing broilers. Frontiers in Animal Science, 6:1534108. DOI: https://doi.org/10.3389/fanim.2025.1534108 – Licenza CC-BY 4.0